Ventisette, come i milioni di sottoscrittori del risparmio postale. Ma anche 324, come i miliardi di euro depositati. E 150, come gli anni compiuti dal risparmio postale. Sono solo numeri, certo. Ma anche qualcosa di più. L’idea di un Paese unito nel segno del risparmio. Italiani popolo di risparmiatori, si è sempre detto. E se c’è uno strumento che rappresenta più di ogni altro questo modo di dire è quello dei risparmi postali, che compiono 150 anni. Insieme ai 100 anni dei buoni fruttiferi postali.
La celebrazione avvenuta ieri a Roma è stata l’occasione per fornire qualche dato: sono quasi 27 milioni i sottoscrittori del risparmio postale, depositando 324 miliardi di euro. I libretti hanno un valore complessivo di oltre 90 miliardi, i buoni per più di 230. L’ammontare medio pro capite è pari a circa 12mila euro, con una distribuzione omogenea in tutta Italia.
Risparmio postale, 150 anni nel segno della “democratizzazione”
Cifre che, come sottolinea l’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, rappresentano “l’avvenuta democratizzazione del risparmio” anche grazie alla presenza capillare degli uffici postali in tutto il Paese. Anche dove non arrivano le banche, come sottolineato in una stoccata mascherata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Proprio il concetto della democratizzazione, citato da Del Fante, viene richiamato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che riconosce in Poste e Cassa depositi e prestiti dei veri e propri “agenti della Costituzione”, esempio di “capacità e allineamento alle sfide della società contemporanea”.
D’altronde è proprio attraverso la raccolta del risparmio privato che sono state finanziate le bonifiche di fine Ottocento, la ricostruzione di Messina e Reggio Calabria dopo il terremoto, così come gli interventi dopo la tragedia del Vajont e l’alluvione di Firenze, come ricordato dal capo dello Stato. Che parla di una “pacifica armata del risparmio che mobilita risorse per il bene comune”. Difatti, le risorse raccolte hanno permesso di realizzare opere infrastrutturali strategiche, ma anche finanziare gli enti locali.
Si tratta di strumenti garantiti dallo Stato, emessi da Cdp e distribuiti da Poste. La loro storia nasce nel 1875, quando il libretto postale diventa un mezzo per depositare i risparmi, con la raccolta che nasce proprio dai comuni non serviti dalle casse di risparmio ordinarie, come racconta Del Fante. Poi, nel 1925, sono arrivati i buoni fruttiferi postali. Fino a diventare quelli che l’ad di Poste definisce un “porto sicuro anche nei momenti di turbolenza” economica. Insomma, l’obiettivo del risparmio postale, per dirla come l’ad di Cdp, Dario Scannapieco, è quello di “convogliare il risparmio dei cittadini verso investimenti capaci di creare benefici economici e sociali”.
