La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro e il parlamentare di Noi Moderati Saverio Romano. L’indagine, coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia, ipotizza a vario titolo i reati di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros, ruota attorno a presunti appalti pilotati che avrebbero coinvolto anche funzionari pubblici e uomini vicini all’ex governatore, come Vito Raso, suo autista e collaboratore storico.
I militari hanno notificato agli indagati l’invito a comparire davanti al giudice per l’interrogatorio preventivo, dopo il quale il gip deciderà se accogliere o meno la richiesta di misure cautelari. Per Cuffaro, oggi presidente nazionale della Nuova Dc e già condannato nel 2011 a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, si tratta di un nuovo capitolo giudiziario dopo la scarcerazione nel 2015. Romano, invece, fu prosciolto nel 2012 dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per insufficienza di prove.
Appalti truccati a Palermo, la Procura chiede gli arresti domiciliari per Cuffaro e Romano
L’esponente di Noi Moderati ha dichiarato di non avere ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, pur essendo venuto a conoscenza dell’inchiesta tramite la stampa. «Sono assolutamente tranquillo e a disposizione dei magistrati, di cui ho la massima stima e considerazione», ha detto Romano, aggiungendo in un video che «il danno è fatto» e che si presenterà spontaneamente per chiarire la propria posizione. «Non so come avrei potuto inserirmi in un meccanismo di turbativa di appalti, sono lontano da queste pratiche», ha precisato.
Tra i destinatari della richiesta di arresti domiciliari figura anche Carmelo Pace, capogruppo della Dc all’Assemblea regionale siciliana. Un quadro che, secondo gli inquirenti, delinea una rete di relazioni politiche e amministrative sospettata di interferire con l’assegnazione di appalti pubblici.
Sul piano politico, la vicenda ha suscitato reazioni immediate. Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha attaccato duramente la classe dirigente siciliana: «Questa è l’immagine plastica di un sistema che continua a bloccare la regione: stessi nomi, stessi metodi, stessa impunità morale». Calenda ha poi rilanciato la sua proposta di commissariare la Regione Sicilia, invitando i cittadini a firmare per lo scioglimento dell’Assemblea regionale.