Nel giorno in cui lo stadio di San Siro – o meglio, un’area edificabile da 280mila mq che comprende anche lo stadio – passa ufficialmente di mano dal Comune a Milan e Inter, arriva la certezza di ciò che tutti già sapevano, cioè che la Procura di Milano, proprio sulla vendita delle aree del Meazza, sta indagando per un’eventuale turbativa d’asta. A confermarlo ieri il promoter Claudio Trotta, dopo esser stato sentito dai pm Paolo Filippini, Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi.
San Siro: la procura indaga su tempi e modalità della vendita
Al centro della deposizione, modalità e tempistiche relative all’“Avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse relative al compendio immobiliare della Grande Funzione Urbana (Gfu) ‘San Siro’, comprensivo dello Stadio Giuseppe Meazza”, emanato dal Comune di Milano. In pratica il bando di vendita dell’area. Era stato lo stesso Trotta – anche tra i fondatori del Comitato Sì Meazza che ha presentato più esposti – che in una lettera aperta al sindaco Giuseppe Sala, aveva lamentato l’impossibilità oggettiva di partecipare a quel bando, nonostante fosse interessato con altri imprenditori a presentare un’offerta per la riqualificazione dell’impianto.
La Procura sta quindi valutando se nella cessione di stadio e quartiere circostante a Inter e Milan sia stata “violata la concorrenza”. Trotta ha ricordato agli inquirenti come nel 2021 abbia portato al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e al Dg di Palazzo Marino, Christian Malangone, un manager della multinazionale specializzata nella gestione di stadi, arene, teatri e centri commerciali, ASM Global, per chiedere un bando internazionale per la ristrutturazione e la futura gestione di San Siro dopo il 2030, anno di scadenza dell’attuale concessione.
La gara mai bandita per lo stadio
Gara che non è mai stata bandita e sostituita invece a marzo 2025 da un avviso pubblico per la presentazione di manifestazioni d’interesse, aperto per 37 giorni, con cui veniva fissato il prezzo in 197 milioni di euro sulla base di una perizia dell’Agenzia delle Entrate. All’interno dell’avviso pubblico si legge che “dal 2019 ad oggi” e cioè dal momento in cui lo stadio e la ‘Grande Funzione Urbana’ San Siro sono stati inseriti nel Piano delle Alienazioni e delle Valorizzazioni immobiliari di Palazzo Marino, “non è prevenuta alcuna manifestazione di interesse o proposta da parte di soggetti interessati” allo stadio, esclusi i fondi proprietari dei due club milanesi.
“Bando su misura? Ditelo voi”
“Un bando su misura? Questo lo dovete dire voi, chiunque può interpretarlo, io non ho nessuna prova per dirlo, il problema dei bandi è che molto spesso vengono scritti ad hoc”, ha detto ieri Trotta. Per l’organizzatore di concerti, in sostanza, quell’avviso con cui il Comune chiedeva se c’erano altri soggetti interessati a presentare manifestazioni di interesse sul Meazza, voleva dire una cosa sola da parte di Palazzo Marino: “Inter e Milan mi hanno offerto questi soldi per demolirlo e fare una speculazione immobiliare su un’area più vasta del solo stadio, questo diceva quell’avviso”. “Non vi pare strano che di fronte a cinque anni di trattative, ci siano stati dati solo 37 giorni di tempo per fare una proposta alternativa?”, si domanda Trotta “Come fa un’impresa in 37 giorni a partecipare?”.
Lo scoop de La Notizia sugli incontri segreti tra Comune e club per decidere l’iter amministrativo
A corroborare la tesi della procura anche le rivelazioni de La Notizia (frutto di un accesso agli atti) sulle riunioni periodiche tra il Comune di Milano e i vertici di Milan e Inter per la questione San Siro (si incontrava ogni giovedì), e su come i club avrebbero influenzato le decisioni dell’amministrazione, arrivando a suggerire i tempi dell’iter amministrativo.
Infine per il promoter “è una bugia, una favoletta che lo stadio senza Inter e Milan diventa una cattedrale vuota, perché ci sono stati e ci possono essere tanti eventi pubblici”, non solo partite. E ancora: “La concessione ha messo Inter e Milan in una condizione di grande privilegio, perché non prevedeva l’uso per eventi terzi, diversi dal calcio”.
Ecco perché San Siro può vivere anche senza calcio
A suffragare le dichiarazioni di Trotta sulla sostenibilità economica per Palazzo Marino di un San Siro senza calcio anche i bilanci di M-I Stadio, la società di Milan e Inter che gestisce l’impianto. Solo nel 2024, sui 36,2 milioni di ricavi totali dichiarati da M-I Stadio, quelli provenienti dai soli concerti estivi sono stati 11.985.000 euro, cui si aggiungono ulteriori 2.485.000 di euro da bar e food.
Nello stesso periodo, i club hanno pagato al Comune un affitto di poco oltre i 10 milioni di euro, versato in parte cash (5 milioni) e in parte sotto forma di manutenzione straordinaria dell’impianto. Che però è avvenuta solo in parte. Come negli anni precedenti. Tanto che i club, solo per il quinquennio 2019-2024 devono al Comune di Milano oltre 27 milioni per mancate manutenzioni.
Corbani: “Alla fine la vendita andrà male”
Da ricordare inoltre i numerosi ricorsi presentati al Tar sulla vendita, nonché il fascicolo aperto dalla Corte dei Conti sul prezzo di alienazione. Fattori che fanno giustamente dire all’ex vice-sindaco e presidente del Comitato Sì Meazza, Luigi Corbani: “Alla fine andrà male – prevede Corbani – e il Comune rischia di perderci un mare di soldi” per colpa di come sono stati scritti “delibera e contratto”. Nella vendita “il Comune non ha nessun vantaggio, è una operazione che giova ai fondi americani” proprietari delle società “che ora brindano alle Cayman”.