Le Lettere

Venezuela calugnato

Gli Usa dicono che il Venezuela è un narco-Stato, con il traffico di droga diretto da Maduro. Ma quanto c’è di vero nell’accusa?
Tito Castelli
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Gentile lettore, non c’è proprio nulla di vero. Lo dice, tra i tanti, Pino Arlacchi, che dal 1997 al 2002 è stato Sottosegretario delle Nazioni Unite e direttore dell’Undccp, l’Ufficio dell’Onu per il controllo delle droghe. Scriveva Arlacchi già il 30 agosto scorso: “Ero di casa in Colombia, Bolivia, Perù e Brasile, ma non sono mai stato in Venezuela. Perché non ce n’era bisogno. La collaborazione del governo venezuelano nella lotta al narcotraffico era esemplare. Il paese era pieno di problemi, ma del tutto estraneo a produzione e traffico di droghe”. Il Venezuela, aggiunge, detiene “una storica posizione di territorio libero dalla coltivazione di coca e simili, nonché dalla presenza di cartelli criminali”. Quella di Trump e dei suoi accoliti è “una falsa narrativa”, “una narrativa delirante”, “una calunnia geopoliticamente motivata”. L’ innocenza venezuelana si evince da tutte le inchieste mondiali, in cui il nome del Paese non figura mai. Ne parla solo la Dea statunitense basandosi su “prove segrete” che naturalmente non esistono altrimenti sarebbero state esibite. Il rapporto 2025 dell’Ue non cita mai Caracas, perché l’Europa cerca dati concreti, mentre “gli Usa cercano giustificazioni per il loro bullismo petrolifero”. Conclude Arlacchi: “Il Venezuela viene insolentito contro ogni verità. È Trump che meriterebbe una taglia internazionale per il crimine di calunnia sistematica di uno Stato finalizzata all’appropriazione delle sue risorse petrolifere”.