Privacy, le opposizioni invocano le dimissioni del Garante. Meloni se ne lava le mani: “Li avete nominati voi”

Privacy, scontro opposizioni-Meloni sul Garante. Per la premier impossibile "dimissionarli". E i 5s rilanciano sul conflitto di interessi

Privacy, le opposizioni invocano le dimissioni del Garante. Meloni se ne lava le mani: “Li avete nominati voi”

“Potevano scegliere meglio”. Così ieri la premier Giorgia Meloni, dopo due settimane di imbarazzante e imbarazzato silenzio, è intervenuta sullo scandalo del Garante della Privacy, scoperchiato da Report. Un intervento diventato ineludibile dopo la terza puntata della trasmissione di Sigfrido Ranucci che, dopo aver raccontato della sudditanza politica di Agostino Ghiglia da Fdi, domenica ha affondato il coltello sui conflitti di interesse, le spese, i costi e le omissioni del quartetto eletto nel 2020, in base ai dettami del più classico Manuale Cencelli.

Schlein chiede l’azzeramento del Garante

Tanto che ieri le opposizioni erano tornate in coro unanime a chiedere l’azzeramento del Consiglio. “Sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell’Autorità Garante per la Privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità. Penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio”, ha detto la segretaria dem, Elly Schlein.

“Le inchieste di Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica”, ha aggiunto, “Senza un azzeramento e una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini nell’istituzione che deve tutelarne i diritti e assicurare la necessaria terzietà del collegio, anche rispetto alla politica” ha concluso Schlein.

Meloni: “Potevano scegliere meglio”

Una richiesta rispedita al mittente dalla premier, la quale non ha risposto nel merito dei fatti svelati da Ranucci, ma ha preferito buttarla in bagarre politica: “L’autorità è eletta dal Parlamento (quindi anche dal suo partito, ndr), non abbiamo competenza sulla possibilità di azzerare l’autorità. È una decisione che casomai spetta al collegio”. E ha quindi sibilato: “Una cosa la voglio dire: questo Garante è stato eletto durante il governo giallo-rosso, quota Pd e 5s e ha un presidente in quota Pd, dire che sia pressato da un governo di centrodestra (che nel Collegio conta in quota due commissari su quattro, ndr) mi pare ridicolo. Se il Pd e i 5S non si fidano di chi hanno messo all’Autorità per la Privacy, non se la possono prendere con me, forse potevano scegliere meglio”.

Non una parola sull’incontro Ghiglia-Arianna Meloni prima della multa a Report da 150mila euro; silenzio sull’avvertimento ricevuto dallo stesso Ghiglia circa l’ammonimento al governo Draghi; conflitti di interesse dei componenti dell’autorità non pervenuti. Un solo messaggio: l’avete voluto voi, ora cosa volete…

Per M5s rilancia la norma sul conflitto di interessi

Alla premier ha risposto il presidente M5s, Giuseppe Conte, che si è chiesto: “Il Garante e in particolare il componente Ghiglia lavora in maniera così zelante a favore di tutti i cittadini o solo per i capi di FdI? È Garante Privacy o Garante solo delle sorelle Meloni? Le Authority non possono diventare succursali di Colle Oppio”. Dalle inchieste di Report, ha continuato Conte, “emerge che è stata minata la credibilità e il prestigio dell’istituzione che deve essere indipendente. Diventato un coacervo di conflitto di interessi, proni ai politici di turno. Chiediamo come M5s l’azzeramento di tutto il Garante, che ha perso autonomia e indipendenza. Meloni ipocrita, non abbiamo competenza… C’era competenza quando all’opposizione Meloni aveva informazioni da Ghiglia?”.

E ha concluso, preannunciando che “riporteremo in Parlamento la nostra proposta di legge sul conflitto di interessi, chiedendo “che sia immediatamente sbloccata”. Punto sul quale ha trovato l’immediato appoggio del Pd, che si è detto pronto a votarla subito.

Sulla stessa linea Avs, per Angelo Bonelli infatti “Meloni o è in stato confusionale, o fa la furba, fingendo che non sia lei a governare l’Italia. Pur di non rispondere, prova a buttare tutto in caciara”.

Per Bonelli, “la questione è semplice e drammatica: perché un commissario del Garante è andato nella sede di Fd’I a parlare della decisione sulla sanzione a Report – anticipata perfino da una mail in cui scriveva ‘domani andrò da Arianna Meloni’? Perché il partito di maggioranza relativa intrattiene rapporti diretti con un componente dell’authority alla vigilia di una decisione che ha colpito una trasmissione giornalistica del servizio pubblico?”. E conclude: “Questo è un punto politico e istituzionale gravissimo. E la presidente Meloni deve rispondere – non sviare”.

Intanto Scorza conferma che non se ne andranno

Sul versante del Garante, l’unico che ieri abbia parlato è stato il componente del Collegio, Guido Scorza (quota Cinque stelle), in un’intervista a RaiNews24. Interrogato sulla possibilità dell’organismo di arrivare a fine mandato, ha precisato: “Sono certo di sì, anzi quello che è accaduto dovrà suggerire a ciascuno di noi uno sforzo ancora ulteriore non tanto per difendere la nostra reputazione personale e l’immagine di indipendenza e autorevolezza percepita, ma soprattutto quella dell’Autorità”. Un’impresa assai ardua.