Usa e Ucraina esultano per il nuovo piano di pace. Ma Mosca frena: “Per noi esistono solo i 28 punti di Trump”

Da 28 a 19 punti. E' il nuovo piano di pace in Ucraina, accettato da Zelensky. Ma Mosca frena: non l'ha ancora ricevuto

Usa e Ucraina esultano per il nuovo piano di pace. Ma Mosca frena: “Per noi esistono solo i 28 punti di Trump”

La fine del conflitto in Ucraina sembrava, per la prima volta, realmente a portata di mano, grazie al piano in 19 punti (figlio di quello da 28 elaborato da Donald Trump, ormai cestinato) discusso e messo a punto – in segreto – sull’asse Washington-Kiev a Ginevra (col successivo intervento dell’Unione europea) e su quello Washington-Mosca ad Abu Dhabi.

Zelensky si era detto pronto alla pace

Tanto che ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva dichiarato che Kiev è pronta ad andare avanti con l’accordo di pace sostenuto dagli Stati Uniti e si era detto prontissimo a discuterne i punti delicati con Trump, in colloqui ai quali avrebbero dovuto includere anche gli alleati europei, da tenersi il prima possibile.

Dal canto suo, The Donald si era mostrato più che fiducioso: “Credo che siamo molto vicini a un accordo, lo scopriremo”, aveva detto nel suo discorso alla tradizionale cerimonia in cui ha graziato due tacchini per Thanksgiving.

La doccia fredda di Lavrov

Insomma, grande felicità, fino alla doccia fredda targata Sergei Lavrov arrivata in serata. Per il ministro degli esteri la Russia respingerà il nuovo piano scritto a tre mani. Lavrov ha infatti dichiarato che Mosca non sosterrà alcun piano che si discosti dalla versione originale concordata ad agosto ad Anchorage tra Trump e Putin e ha definito il nuovo documento incompleto e bisognoso di chiarimenti. Secondo Lavrov, il piano originale in 28 punti di Trump rispettava quanto discusso in Alaska, e al momento è l’unico documento che Mosca ha ricevuto. La Russia aspetta quindi la “versione intermedia” del piano, quella concordata dagli Usa con europei ed ucraini.

Regnava l’ottimismo (ingiustificato)

E sì che fino a poche ore prima regnava l’ottimismo: in mattinata una delegazione ucraina aveva concordato con gli Stati Uniti i termini del potenziale accordo, tanto che Abc News, citando fonti interne all’amministrazione Usa, aveva detto che “gli ucraini hanno accettato l’accordo di pace”, anche se “ci sono alcuni dettagli minori da sistemare”.

La stessa fonte aveva rivelato che il segretario dell’esercito Usa Dan Driscoll aveva tenuto lunedì colloqui segreti con una delegazione russa ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, seguito degli incontri dello scorso weekend con l’Ucraina a Ginevra. A dare la svolta era stata l’ultima versione del documento, redatta da Ucraina, Europa e Usa, definita da una fonte ucraina della France Press “significativamente migliore” per Kiev. Probabilmente troppo favorevole…

I punti del nuovo piano

Nel nuovo documento le robuste concessioni alla Russia incluse nel testo “firmato” Steve Witkoff e Kirill Dmitriev sono sparite. I negoziati dovrebbero partire dalla linea di contatto del fronte, ma solo in un secondo tempo. Nella controproposta europea si prevede comunque che Kiev “si impegni a non recuperare il proprio territorio sovrano occupato con mezzi militari”. Sparisce dal piano iniziale anche il “congelamento” della sovranità su Kherson e Zaporizhzhia sulla linea di contatto.

Circa le garanzie di sicurezza, il piano Trump prevedeva una struttura sulla carta, fatta di più di impegni che di impiego di militari. Ora è prevista una forza multinazionale di pace sul terreno, sebbene su questo punto gli europei appaiano divisi.

Più stabile il punto sull’esercito ucraino: il limite delle 800mila unità non sembra dispiacere a Zelensky e probabilmente potrebbe essere accettato anche da Mosca.

Chi paga (e chi guadagna)

Altro elemento, l’uso degli asset russi per la ricostruzione: il piano Trump prevedeva l’impiego parziale dei beni russi congelati e di 100 miliardi da parte dell’Ue, e anticipava che dalla ricostruzione dell’Ucraina, il 50% dei profitti sarebbe andata agli Usa. Bruxelles, sul dossier, ha alzato la voce. I vertici Ue vogliono usare gli asset russi e spetterà alla Commissione trovare una soluzione che piaccia agli Usa. Ma c’è un’incognita: a quel punto Mosca potrebbe mandare tutto il castello per aria.

Infine c’è il nodo del ritorno di Ucraina e Russia nei consessi internazionali. Trump aveva previsto il reintegro di Mosca nel G8, l’ingresso di Kiev nell’Ue, l’impossibilità dell’Ucraina di partecipare alla Nato. Le contro-bozze europee prevedono che tutto sia più sfumato. La porta della Nato per Kiev, teoricamente, resterebbe aperta. Quella dell’Ue comunque spalancata. Mentre sul ritorno di Vladimir Putin al tavolo dei Grandi la battaglia negoziale resta apertissima.