Cpr in Albania, ActionAid denuncia sprechi e irregolarità: esposto alla Corte dei Conti

ActionAid deposita un esposto di 60 pagine alla Corte dei Conti per denunciare sprechi e irregolarità nella gestione dei Cpr in Albania

Cpr in Albania, ActionAid denuncia sprechi e irregolarità: esposto alla Corte dei Conti

ActionAid ha portato davanti alla Corte dei Conti quella che definisce una spesa pubblica “ingiustificabile” legata all’operazione dei Cpr in Albania. Un esposto di sessanta pagine, consegnato alla procura regionale del Lazio, chiede di verificare se esistano estremi per un’azione erariale, alla luce delle violazioni che l’associazione sostiene di aver individuato esaminando documenti, appalti e stanziamenti.

Parallelamente, all’Autorità nazionale anticorruzione sono state segnalate presunte irregolarità nell’appalto da 133 milioni dedicato alla gestione dei centri. Secondo ActionAid non sarebbe stata nemmeno verificata la reale rilevanza internazionale della gara, un passaggio che avrebbe imposto una procedura più trasparente e competitiva. L’intera operazione, nei dati raccolti nell’ambito del progetto “Trattenuti” insieme all’Università di Bari, viene descritta come uno spreco che cresce man mano che emergono nuove cifre.

La ricostruzione parte dai 39,2 milioni stanziati inizialmente con la legge di ratifica del protocollo Italia-Albania. Dieci giorni dopo, con il “Decreto Pnrr 2”, la competenza passa ai ministeri della Difesa e le risorse vengono portate a 65 milioni. Da lì fino a marzo 2025, le richieste di accesso civico hanno permesso di fotografare un aumento costante degli impegni: gare bandite per 82 milioni, contratti firmati per oltre 74 milioni – in larga parte affidamenti diretti – e più di 61 milioni già erogati per gli allestimenti.

Cpr in Albania, ActionAid denuncia sprechi e irregolarità: esposto alla Corte dei Conti

Secondo il team legale dell’associazione, si tratta di soldi sottratti a settori essenziali come sanità, giustizia e welfare, oltre che ai fondi per la gestione delle emergenze. Una distorsione che, affermano, pesa ancora di più se si considera l’illegittimità del modello albanese, già giudicato problematico dalla magistratura italiana e dalla Corte di Giustizia europea.

Nonostante gli sforzi del Governo per adeguare la normativa al protocollo bilaterale, i centri risultano ancora lontani dal funzionare a pieno regime: a marzo 2025 sarebbe stato attivato solo il 39% della capienza prevista. E i costi, denuncia ActionAid, superano di gran lunga quelli delle strutture italiane. A Gjader mantenere un posto per due mesi, con il centro semivuoto, arriva a toccare i 1500 euro, una cifra che copre l’intero anno per un posto nel Cpr di Modica.

Con l’avvio della nuova fase, che prevede il trasferimento in Albania di persone già trattenute in un Cpr italiano, il risultato – sostiene l’associazione – è paradossale: si spende di più per accompagnarle all’estero e riportarle in Italia, senza ottenere un reale beneficio operativo, mentre la spesa pubblica continua a salire.