Indagine Ue su Google: nel mirino l’uso dei contenuti online per l’intelligenza artificiale

La Commissione europea apre un’indagine formale su Google per l’uso dei contenuti di editori e creatori in AI Overviews e YouTube

Indagine Ue su Google: nel mirino l’uso dei contenuti online per l’intelligenza artificiale

La decisione della Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, di aprire un’indagine formale su Google arriva come una scossa in un settore editoriale già provato da anni di frizioni con le grandi piattaforme. Nel mirino di Bruxelles c’è l’uso dei contenuti pubblicati sul web e su YouTube per addestrare modelli di intelligenza artificiale senza un compenso adeguato né un reale margine di scelta per chi quei contenuti li produce.

L’attenzione si concentra soprattutto su AI Overviews e AI Mode, le nuove funzioni che inseriscono sintesi generate dall’IA direttamente sopra i risultati di ricerca. Una collocazione che, per molti editori, ha avuto un effetto immediato e pesante: meno click, meno traffico, meno entrate. Alcuni parlano di cali fino al 30% negli ultimi mesi, un cambiamento che non sembra frutto di dinamiche spontanee ma di un ecosistema sempre più sbilanciato a favore della piattaforma.

La Commissione teme che Google si sia ritagliata un vantaggio concorrenziale utilizzando testi, articoli e materiali prodotti da altri senza offrire alternative realistiche. Molti editori, infatti, dipendono dal motore di ricerca per la propria visibilità e non possono permettersi di “rifiutare” l’uso dei propri contenuti, pena l’oscuramento di fatto dalla principale porta d’accesso al web.

Indagine Ue su Google: nel mirino l’uso dei contenuti online per l’intelligenza artificiale

Un meccanismo simile riguarda YouTube. Caricare un video significa accettare automaticamente che quei contenuti possano essere sfruttati anche per l’addestramento dei modelli di IA della stessa Google, senza compensi aggiuntivi e senza possibilità di esclusione. Un vincolo che non vale per gli sviluppatori concorrenti, ai quali le policy della piattaforma vietano di utilizzare gli stessi materiali. Bruxelles vuole capire se questa asimmetria configuri un abuso di posizione dominante.

Il segnale politico non manca. I deputati europei del Movimento 5 Stelle, Mario Furore e Gaetano Pedullà, rivendicano di aver sollevato il caso con un’interrogazione presentata il 21 novembre. Parlano di “buona notizia per la libera stampa” e chiedono una cornice legislativa che protegga il lavoro dei giornalisti dal rischio di diventare carburante gratuito per sistemi automatizzati.

La partita, ora, passa nelle mani dell’Antitrust europeo, mentre il settore dell’informazione resta appeso a un equilibrio sempre più fragile tra innovazione tecnologica e diritti d’autore. La posta in gioco riguarda il futuro stesso della produzione culturale online.