Conti risanati, ma zero crescita: nel 2025 l’Italia non è ripartita

Conti risanati, ma zero crescita: nel 2025 l’Italia non è ripartita

Nulla, meglio della Manovra da poco approvata dal governo, può esemplificare il 2025 dell’economia italiana. Il risanamento dei conti, la crescita azzerata, le misure spot e i risultati al minimo sindacale sul fronte dei salari, nulla per i più poveri e nulla che faccia davvero ripartire il Paese: un parallelismo perfetto tra la legge di Bilancio scritta dall’esecutivo e il bilancio di un anno tra luci (poche) e ombre.

Partiamo dalle note positive, tutte riguardanti l’operazione di risanamento dei conti che procede sotto la guida del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. La fine della procedura d’infrazione europea si avvicina e il governo può sicuramente rivendicare due risultati: il netto abbassamento dello spread, tornato anche sotto i 70 punti sui valori del 2007, e la promozione delle agenzie di rating, a partire da Moody’s (primo upgrade dopo 23 anni). Elementi positivi che portano fiducia anche sui mercati internazionali. Ma poi ci sono gli altri dati, a partire da quelli evidenziati dall’Istat nel report sulle prospettive per l’economia italiana.

Il bilancio economico del 2025: zero crescita e tanti nodi

Partiamo dal Pil: l’Istat prevede una crescita finale per il 2025 dello 0,5% dopo il +0,7% dello scorso anno. Meno ottimista la Commissione Ue, secondo cui la crescita italiana si fermerà allo 0,4%: peggio di noi faranno solo Austria, Finlandia e Germania. La crescita del 2025, spiega l’Istat, è determinata esclusivamente dalla domanda interna, mentre la domanda estera netta fornisce un apporto negativo. A trainare il Pil sono anche e soprattuto gli investimenti e i fondi del Pnrr (+2,8% quest’anno), che si avvicina però alla sua conclusione. Proprio sul fronte degli investimenti, infatti, le note più positive vengono dagli interventi infrastrutturali e dai progetti finanziati dal Piano europeo. Anche se tornano a crescere pure gli investimenti in macchinari, attrezzature e armamenti (+2,4%): non un caso nell’anno in cui l’Ue ha deciso di puntare sul riarmo. La crescita dei consumi nel 2025, sottolinea sempre l’Istat, c’è ma a “ritmi moderati”, spinta dalla crescita di retribuzioni e occupazione.

Ma, evidentemente, l’aumento di entrambi è debole per spingere davvero i consumi. Il dato sull’occupazione è positivo, con una crescita dell’1,3% (seppur in rallentamento rispetto all’anno precedente) che è superiore a quella del Pil. Un segno, questo, di un possibile incremento dell’occupazione a scapito di salari e produttività, che non tengono il passo. E proprio quello dei salari è uno dei temi più critici per l’economia italiana. La crescita delle retribuzioni ha mostrato un rallentamento nel terzo trimestre, ma già prima i ritmi erano tutt’altro che vertiginosi. E così, pur riuscendo a recuperare un minimo il potere d’acquisto rispetto allo scorso anno (principalmente grazie alla bassa inflazione), le retribuzioni reali sono inferiori dell’8,8% rispetto ai livelli del gennaio 2021. Per i lavoratori, il recupero del potere d’acquisto perso con la crisi inflattiva è un miraggio.

Sul fronte dell’inflazione, invece, arriva un altro dato positivo: la discesa dei prezzi è continuata nel 2025, soprattutto grazie al calo dei beni energetici. Resta, però, un carrello della spesa in netta crescita rispetto all’anno precedente: le spese quotidiane, quelle ineludibili, costano sempre più care. E, inevitabilmente, a pagare il prezzo più alto sono le famiglie meno agiate. Il problema della povertà resta e si acuisce: nel 2024 sono state oltre 2,2 milioni le famiglie in povertà assoluta per un totale di 5,7 milioni di persone, quasi il 10% dei residenti. E a crescere nel 2025 sono anche la povertà sanitaria e quella alimentare. Chiudiamo il bilancio parlando dell’industria, con le difficoltà che proseguono anche a fine anno: a ottobre la produzione è dello 0,3% più bassa rispetto al già catastrofico scorso anno e nei primi dieci mesi del 2025 la riduzione è stata dello 0,6%. Con la crisi nera di auto, chimica e moda che continua senza sosta.