Pensioni, una Manovra piena di beffe: tutte le strette e le penalizzazioni introdotte dal governo

La Manovra introduce una serie di strette e di penalizzazioni in tema di pensioni: ecco chi ci rimette e in che modo.

Pensioni, una Manovra piena di beffe: tutte le strette e le penalizzazioni introdotte dal governo

Lo scontro sulle pensioni è rientrato, con la notte di fuoco della maggioranza che si è conclusa con una retromarcia del governo sulle strette introdotte dal Mef. Ma nella Manovra di beffe per i pensionati ne restano parecchie, a partire dalla mancata proroga di misure come Quota 103 e Opzione donna.

Insomma, nonostante qualche retromarcia, rimane la beffa per tantissimi lavoratori. Come detto, è saltato l’allargamento delle finestre temporali per l’uscita anticipata che avrebbe portato una stretta sulle uscite dei lavoratori. E, allo stesso tempo, è saltata la stretta sul riscatto della laurea dopo l’opposizione della Lega. Ma quali sono tutte le penalizzazioni introdotte dalla Manovra in tema di pensioni e che invece rimangono?

Pensioni, tutte le beffe della Manovra

Una delle novità negative riguarda l’impossibilità di cumulare gli importi di forme di previdenza complementare nel computo dell’assegno di vecchiaia. Quindi non sarà possibile sommarli per raggiungere gli importi mensili richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi.

Un’altra novità è il limite di spesa per il riconoscimento del trattamento anticipato per i lavoratori precoci, ovvero quelli che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni. Con la Manovra viene infatti prevista una riduzione dei fondi già di 20 milioni dal 2026, che poi aumenterà fino a raggiungere i 190 milioni del 2034.

Concetto simile per i lavoratori usuranti, con una riduzione dal 2033 di 40 milioni con “conseguente corrispondente decremento degli importi” per le coperture della norma sull’accesso anticipato. Poi, una delle maggiori beffe, riguarda l’addio alla Quota 103 e a Opzione donna. Ignorando, peraltro, anche la richiesta di proroga presentata da Fratelli d’Italia.

Infine, la retromarcia è stata solo parziale anche per l’aumento dell’età pensionabile. Le promesse del governo si sono infrante anche stavolta contro la realtà, così dal 2027 servirà un mese in più per andare in pensione, mentre si aggiungeranno altri due mesi dal 2028.