È stata una notte di esplosioni e terrore a Kiev dopo che la Russia ha lanciato l’ennesimo massiccio attacco di questa brutale guerra in Ucraina. Un raid spaventoso che, cosa ancora peggiore, arriva proprio mentre sul piano diplomatico si moltiplicano i segnali – e le dichiarazioni – di una possibile svolta capace di chiudere un conflitto che va avanti da quasi quattro anni. Per capire l’intensità di quest’ultima offensiva basta citare il fatto che la capitale ucraina è stata colpita da una nuova ondata di missili ipersonici, balistici e da crociera, oltre a centinaia di droni, che hanno costretto la popolazione a rifugiarsi nei bunker e che hanno provocato danni e feriti in diversi distretti.
Secondo quanto riferiscono le autorità locali, le difese aeree sono entrate in azione dopo il lancio di missili Kinzhal, Iskander e Kalibr, e avrebbero intercettato gran parte dei missili russi. Uno sforzo significativo che ha evitato guai peggiori, anche se i missili che hanno impattato a terra hanno causato violentissime esplosioni che sono state avvertite in vari quartieri della città e perfino in gran parte dell’Oblast di Kiev. Una regione dove, proprio a causa del massiccio attacco, si sono registrate numerose interruzioni di corrente, in particolare a Brovary, a circa venti chilometri a nord-est della capitale. Proprio per via del martellante attacco, il sindaco Vitali Klitschko ha invitato i cittadini a rimanere nei rifugi, mentre l’aeronautica militare ucraina ha diffuso un’allerta aerea su tutto il territorio nazionale.
La guerra in Ucraina non si ferma più
Quel che è certo è che i raid russi, malgrado ciò che dicano i generali di Vladimir Putin, hanno colpito soprattutto infrastrutture civili e aree residenziali. Nella regione di Kiev sono stati danneggiati edifici abitativi, cantieri edili e aziende. A Vyshhorod le finestre di un grattacielo sono andate in frantumi, mentre nei distretti di Boryspil, Bucha e Obukhiv si segnalano incendi e danni a impianti produttivi e strutture municipali. Il bilancio provvisorio parla di diversi feriti: quattro persone hanno richiesto assistenza medica nella capitale, tre delle quali ricoverate in ospedale. Le autorità militari regionali accusano Mosca di colpire deliberatamente la popolazione civile e le infrastrutture critiche.
Insomma la guerra in Ucraina sembra ancora lontana dalla sua conclusione. Eppure malgrado questo scenario di violenza che non accenna a diminuire, arrivano parole che puntano in una direzione opposta. A pronunciarle è il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha detto di vedere “buone possibilità” per una soluzione diplomatica del conflitto. In un’intervista al New York Post, il tycoon si è detto convinto che un accordo sia alla portata, pur definendo la guerra in Ucraina come “la più difficile” tra quelle che dice di aver contribuito a risolvere nel corso di questa sua legislatura. Secondo il leader americano, sia Kiev sia Mosca avrebbero interesse a porre fine alle ostilità, anche se – ha ammesso – la volontà delle parti non sempre coincide nello stesso momento.
Spiragli di pace
A rafforzare il peso politico di queste dichiarazioni è l’incontro in programma per domani tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il faccia a faccia si terrà a Mar-a-Lago, in Florida, alle 15 ora locale, le 21 in Italia, come confermato dall’agenda ufficiale della Casa Bianca. Un appuntamento atteso, che si svolgerà mentre sul campo continuano i bombardamenti e la popolazione ucraina paga ancora una volta il prezzo più alto del conflitto. Tra diplomazia e missili, il futuro della guerra resta appeso a un equilibrio fragile e incerto.