Benyamin Netanyahu è “un eroe”. Parola di Donald Trump che ieri ha incontrato il premier israeliano a Mar-a-Lago. “Credo che otterrà la grazia”, ha aggiunto il presidente americano, riferendosi al processo per corruzione. “L’ho detto tante volte e lo ripeto: Israele non ha mai avuto un amico come Trump alla Casa Bianca”, ha replicato in uno scambio di amorosi sensi Netanyahu. E mentre i riflettori sono puntati sull’incontro tra Trump e Netanyahu, il Medio Oriente continua a restare in fiamme.
Trump: Netanyahu un eroe, credo che otterrà la grazia
Al centro del colloquio in Florida ci sono diversi dossier regionali. A partire dall’Iran. Il confronto tra Stato ebraico e Repubblica islamica resta il più sensibile e potenzialmente esplosivo. Trump ha minacciato di sferrare un altro attacco contro l’Iran se il Paese tenterà di ricostruire il suo programma di missili balistici o riprenderà il suo programma nucleare. “Ho sentito dire che l’Iran sta cercando di riarmarsi e, se così fosse, dovremo intervenire per fermarli”, ha dichiarato. “Li fermeremo. Li distruggeremo completamente”. Il presidente ha aggiunto che sosterrebbe un attacco contro l’Iran “subito” se il Paese tentasse di riprendere il suo programma nucleare, consigliando invece a Teheran di cercare un “accordo” con gli Usa.
Gli altri dossier caldi, dal Libano alla Siria
Intanto il cessate il fuoco nella Striscia appare sempre più minato con un piano di pace privo di reali prospettive di attuazione. In Cisgiordania proseguono operazioni militari israeliane, scontri armati e attacchi da parte dei coloni, contribuendo ad alimentare radicalizzazione e nuove ondate di esodo palestinese. La ricostruzione nella Striscia, ha sottolineato il presidente americano, inizierà “molto presto, il prima possibile, ma deve esserci il disarmo di Hamas”. Proprio nelle stesse ore dell’incontro tra il presidente americano e Netanyahu in Florida il portavoce dell’ala militare del gruppo islamista ha ribadito che “non rinuncerà” alle armi.
Il fronte settentrionale di Israele, ovvero il Libano, intanto resta segnato da un equilibrio estremamente precario. Nonostante la tregua entrata in vigore a fine novembre 2024, continuano l’occupazione e le operazioni militari israeliane, così come le violazioni lungo la linea di demarcazione tra i due Paesi. Poi c’è la Siria. Bibi non ha gradito l’apertura di Washington nei confronti del presidente siriano Ahmed al-Sharaa. “Spero che Israele vada d’accordo con la Siria, il presidente è uno tosto ma sta facendo un grande lavoro”, ha auspicato Trump.