A Caivano il bottino del blitz è magro ma la propaganda gongola

Per il premier Meloni lo Stato si è ripreso il territorio. In realtà a però a Caivano i clan restano impuniti.

A Caivano il bottino del blitz è magro ma la propaganda gongola

Lo spettacolo inizia con le prime luci dell’alba. Un controllo straordinario definito ad “alto impatto” che impegna 400 persone tra Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza nei pressi del Parco verde di Caivano, drammatico teatro di violenze sessuali ai danni di due cugine di 10 e 11 anni, caso su cui indaga pure la DDA. Proprio lì nei giorni scorso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni era passata per promettere l’intervento del governo. “Bisogna bonificare”, aveva detto la premier, e poiché le parole rivelano la natura delle persone, di “bonifica” militare si è trattato. Ad alto impatto, sicuramente per la stampa e le televisioni.

Per il premier Meloni lo Stato si è ripreso il territorio. In realtà a però a Caivano i clan restano impuniti

“La maxi operazione è solo l’inizio di quel lungo percorso che il Governo si è impegnato a portare avanti per ripristinare legalità e sicurezza e per far sentire forte la presenza dello Stato ai cittadini. E gettare così le basi per la ricostruzione sociale e la rinascita del territorio. Contro la criminalità procederemo sempre spediti e senza esitazioni. Affinché in Italia non ci siano più zone franche”, ha scritto Meloni poche ore dopo su X.

E il ministro dell’Interno Piantedosi ha annunciato che il format verrà “replicato”. A esultare anche la presidente della Commissione antimafia, Augusta Montaruli: “Ora, quella stessa risposta sia monito per le altre zone periferiche delle nostre città, Torino compresa, con aree come Barriera e Aurora che personalmente avevo segnalato al tavolo per la sicurezza alla presenza del ministro dell’Interno”.

Sequestrata qualche pallottola e piccole quantità di droga. Ai criminali si è fatto solo il solletico

Poi, passata la buriana dei “Prefetti di ferro” ci si sofferma sui risultati dell’operazione. Tre persone denunciate per contrabbando di tabacchi lavorati esteri perché trovate in possesso di oltre 5 chili di tabacchi lavorati esteri privi del marchio del Monopolio di Stato. Sequestrati 14mila euro a due soggetti, e successivamente altri 30mila euro, due ordigni, di cui uno rudimentale, oltre 170 cartucce di vario calibro, tre armi bianche, di cui una mazza da baseball, un coltello a serramanico e un arco, cinque bilancini di precisione, circa 408 grammi di hashish, 375 grammi circa di marijuana e circa 28 grammi di cocaina. Inoltre, in un appartamento in disuso, sono stati scoperti materiali per il confezionamento per la droga, una pistola replica e numerose munizioni.

Dunque spiace dirlo, ma no: a Caivano non si è “sconfitto un bel niente”. Il bottino dello Stato si riduce alle quisquilie di qualche piccolo criminale che non ha nulla a che vedere con il sistema di potere (più di potere che criminale) che deprime sulla zona come molte altre in tutta Italia.

Trent’anni dopo siamo ancora qui, alla “sicurezza” che fa rima con militarismo. Nelle periferie della legalità oppresse dalle organizzazioni criminali (che a volte sono in pieno centro delle metropoli che si pensano immuni) le divise assicurano la legalità percepita. A Caivano, come nelle altre periferie, la gente ha fame, non ha servizi, non riesce a concedersi nemmeno il lusso di sperare perché non ha opportunità. Per risolvere quel malessere profondo serve tutt’altro.

“Questo è solo l’inizio”, ha detto Meloni. Non ci resta che augurarcelo. Come se lo augura Anna, la madre di una delle bambine stuprate che subisce minacce nel quartiere e che avrebbe voluto incontrare la presidente del Consiglio per riuscire “a scappare da questo inferno”. La presidente non ha trovato un minuto da dedicarle. A Anna (e le molte Anne) nel quartiere non basterà un’infruttuosa retata di prima mattina.