Le Lettere

A che serve il tour di Zelensky

Zelensky è venuto a Roma, ha visto Mattarella, Meloni e il Papa. Ma non ho capito il senso della visita: che voleva? Che ha ottenuto?
Oreste Napoli
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Gentile lettore, non ha ottenuto niente che non avesse già ottenuto prima: armi, soldi e sanzioni antirusse. Ma non era questo il suo fine. Lo scopo di Mr. Z. era di rinforzare la solidarietà degli alleati prima della tanto annunciata controffensiva. Z. sa benissimo che se l’azione militare non conseguirà i mirabolanti risultati che l’opinione pubblica europea si attende, galvanizzata da una stampa servile, gli aiuti a Kiev in futuro potrebbero scemare. Il suo tour europeo è stato una stretta ai bulloni delle buone intenzioni degli alleati. A Berlino ha declamato: “Vinceremo entro la fine dell’anno” e nessuno ha riso. Invece il suo viaggio a Roma ha anche rivelato qualcosa che non si sapeva, ovvero che Z. rifiuta la mediazione del Papa e quella della Cina. È la vera novità. Fino a ieri sembrava interessato, soprattutto al dialogo con la Cina, ma evidentemente i suoi padroni americani hanno detto: “Niente pace, vai avanti” e lui esegue. I giornali di domenica, imbarazzati dal rude rifiuto di una mediazione vaticana, hanno compiuto acrobazie di tartufismo. Il Corriere della sera si è distinto col titolo “Pace giusta, senza mediatori”, una perifrasi per non dire che Z. ha opposto un netto no al Papa. Dalle visite a Londra, Parigi e Berlino nulla di nuovo: si è confermato il nanismo di Suniak (“Siamo con voi”), di Scholz (“La Russia si ritiri!”) e di Macron (“Porteremo l’Ucraina alla vittoria”). Si sono dimenticati di chiedere a Putin se è d’accordo.

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