A Milano non è pronto nulla, tranne i manifestanti. Countdown col brivido per l’inizio dell’evento

Parlare di una generazione nemica del fare è inesatto. Per fortuna sono relativamente pochi quei figli dei centri sociali o dei collettivi che si oppongono a tutto che ovviamente tra qualche giorno inizieranno a opporsi anche all’Expo. Il problema è che grazie a social network e telefonini i pochi di ogni angolo d’Europa potrebbero darsi appuntamento già dal primo maggio a Milano e così presentarsi numerosissimi davanti ai cancelli della manifestazione. Un rischio col quale gli organizzatori dell’evento hanno cominciato a confrontarsi da tempo. Anche se resta difficile capire per quale motivo contestare un evento che ha come scopo sfamare il mondo e migliorare la vita di tutti. Eppure all’esercito di antagonisti di casa nostra e di metà del pianeta neppure un tema così nobile può passarla liscia e dunque la contestazione pare inevitabile.

PIANI DI BATTAGLIA
Riuniti in comitati, i no Expo hanno già presentato un piano di battaglia. E aspettando di ricevere man forte forse anche dai black bloc (chi non li ricorda in azione al G8 di Genova) hanno presentato il loro slogan: “Expo fa male, facciamo male a Expo”. Impossibile stimare quanti saranno a gridarlo, ma le stime della questura ipotizzano anche 30mila persone. Per questo il questore milanese Luigi Savina ha già messo le mani avanti, chiedendo di abbassare i toni. “Ad ogni modo – ha aggiunto – il sito Expo non è una fortezza inespugnabile né una zona rossa: basta pagare 5 euro per entrarci”. Il sistema di sicurezza è comunque affidato a complesse cabine di regia e all’ausilio di moltissime telecamere. Il comandante della polizia locale di Milano, Tullio Mastrangelo, ha fatto visitare a La Notizia una di queste sale operative dove il controllo del territorio è millimetrico. Il coordinamento delle forze dell’ordine possiede già numerosi piani per affrontare il peggio. Secondo il Viminale potrebbero infatti arrivare manifestanti da Germania, Grecia, Spagna, Francia e Svizzera, forse dal Cile e da molte altre parti. E c’è poi il pericolo del terrorismo islamico. C’è poco da star tranquilli, insomma.

GRANDE DELUSIONE
E fanno paura i manifestanti italiani, quelli che si stanno organizzando da tempo nelle scuole e hanno gonfiato la loro rabbia all’ombra degli scandali e dei ritardi con cui si è mossa la macchina organizzativa dell’evento. Alla fine l’Expo potrebbe anche chiudersi con successo, ma su come è stato gestito resterà per sempre una macchia. Troppo facile per l’esercito di dirigenti e consulenti che hanno bruciato milioni farsi belli sul lavoro forsennato di pochi funzionari e molte maestranze costrette a fare i tripli turni per arrivare come sempre all’italiana a tagliare il nastro con l’odore di vernice fresca. E che dire delle infiltrazioni mafiose, tanto temute che alla fine si sono puntualmente presentate? C’è infine chi vede nell’esposizione universale solo un mostro che ha risucchiato energie e risorse dal territorio e dalle istituzioni. Deluso anche per le 70mila assunzioni mai avvenute, così come le bonifiche dei terreni non effettuate del tutto. Su questo terreno monta la protesta. Una protesta che però serve a pochissimo ora che Expo è pronto ad aprire i battenti e con i suoi obiettivi può far bene a Milano, all’Italia e al mondo.