A Saint Louis i neri non ne possono più

Dalla Redazione

Continuano gli scontri a Ferguson. Notte di violenza con almeno 31 persone che sono state arrestate nella cittadina del Missouri. Polizia e manifestanti sono arrivati di nuovo al contatto. Non si ferma la protesta dei manifestanti scesi di nuovo in strada per protestate contro l’uccisione del 18enne afroamericano Michael Brown da parte di un agente di polizia bianco. Rivela la Cnn, stando a quanto riferito dal capitano di polizia Ron Johnson, che alcuni degli arrestati arriverebbero da New York e dalla California. Ma la protesta di Ferguson ha richiamato negli ultimi giorni molti manifestanti provenienti anche da Chicago, Detroit, Brooklyn e da altre città americane. “Siamo disoccupati, e questo è il nostro lavoro ora: avere giustizia”, afferma uno dei manifestanti, “se questo significa violenza, per me va bene. Ci hanno fatto questo per anni”.

di Roberto Cultrera

A che serve avere un Presidente di colore se gli episodi di razzismo e di accanimento sulla popolazione nera continuano impunemente da una parte all’altra degli Stati Uniti? Servirà una risposta convincente a questa domanda, anche da Obama, oppure far sbollire la rabbia che sta infiammando il Missouri, per fermare disordini scoppiati a Ferguson, poco distante da St. Louis, dopo che la polizia ha ucciso un ragazzo di 18 anni colpevole di aver rubato qualche scatola di sigari. Attorno a questo episodio crescono le polemiche e la convinzione nella comunità locale di trovarsi di fronte a un ennesimo atto premeditato. Ipotesi che troverebbe conferma nei primi accertamenti clinici. Michael Brown, il giovane colpito dai poliziotti, sarebbe stato raggiunto da sei proiettili, anche al cranio. Una esecuzione, secondo la madre della vittima, che intervistata da uno dei più popolari talk show della tv americana, Good Morning America, ha chiesto di arrestare il poliziotto che le ha ammazzato il figlio.

Coprifuoco inutile
La protesta adesso dilaga. E due notti di coprifuoco sembrano aver accentuato la rabbia da una parte e le provocazioni dall’altra. Mentre in centinaia hanno disatteso l’ordine di non uscire da casa e sono scesi in strada a protestare, per non esasperare la situazione la polizia sarebbe rimasta a guardare, immobile in tenuta antisommossa. Questa perlomeno è la versione ufficiale. Molti così ne hanno approfittato per compiere atti di vandalismo, saccheggi e furti. Un caos.

Twitter c’è
Il governatore del Missouri, Jay Nixon, ha chiesto alla Guardia Nazionale di intervenire. Le autorità hanno parlato di “attacchi coordinati, messi a segno con molotov, saccheggi, vandalismo e altri atti premeditati”. Di diverso avviso gran parte dei manifestanti, tra cui ha fatto molto discutere la presenza del co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey, 37 anni e nativo proprio di Ferguson. Nel sobborgo di St. Louis intere famiglie, scese in strada per manifestare, si sarebbero scontrate con la polizia che avrebbe fatto uso di gas lacrimogeni. A quel punto la maggior parte dei dimostranti si è ritirata, ma un centinaio è rimasto ed è stato fronteggiato con veicoli blindati. Le autorità hanno fatto sapere di aver risposto a segnalazioni di sparatorie, saccheggi e atti di vandalismo, mentre alcuni manifestanti avrebbero lanciato bombe molotov. Parziali ammissioni di risposta alle agitazioni, condivise peraltro da parte dei residenti nelle aree al centro della tensione. E domenica scorsa circa 150 persone hanno manifestato in solidarietà con Darren Wilson, il poliziotto che ha ucciso Brown.