A vuoto l’appello di Meloni: nessuna risoluzione bipartisan su Gaza

Oggi le comunicazioni di Antonio Tajani alle Camere. M5S, Avs e Pd lavorano su un testo alternativo su Gaza

A vuoto l’appello di Meloni: nessuna risoluzione bipartisan su Gaza

La data cerchiata in rosso con le comunicazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani a Camera e Senato sulla situazione in Medio Oriente è arrivata. Oggi i parlamentari saranno chiamati a presentare delle risoluzioni. Gli uffici dei partiti stanno limando i testi che si adegueranno alla situazione in fieri in Medioriente, con la Flotilla alle porte di Gaza.

Ma la novità emersa ieri è che cade nel vuoto l’appello del governo a votare tutti compatti un’unica risoluzione. Dal palco di Lamezia Terme Tajani e la premier Giorgia Meloni avevano lanciato l’invito: giovedì ci sia l’unità del Parlamento.

Nel vuoto l’appello di Giorgia Meloni

“Mi piacerebbe che l’Italia votasse compatta per dimostrare che la pace la si vuole davvero”, ha detto la presidente del Consiglio. “La pace non arriverà perché’ Landini indice lo sciopero, perché’ l’Usb indice lo sciopero, perché i magistrati leggono i comunicati prima delle udienze, arriva se qualcuno – ha sottolineato – lavora ai tavoli a cui bisogna lavorare a proposte serie e su questo davvero mi piacerebbe che lavorassimo insieme”.

Tajani le ha dato manforte “Dobbiamo assolutamente fare in modo che questa proposta di accordo per la pace che gli Usa hanno fatto a Israele e palestinesi sia accolta”, ha detto il responsabile della Farnesina, “non dividiamoci quando si parla di pace. E’ un bene che appartiene al mondo intero”.

Mission impossible la risoluzione unitaria

Ma è difficile pensare ad un’unità di intenti quando Meloni anche ieri ha continuato a sparare a zero contro gli attivisti presenti sulla Flotilla, colpevoli di voler alleviare le sofferenze di un popolo palestinese stremato dalla fame e dall’impotenza. Ma non c’è solo questo. Sulla carta il piano di Trump è un passo avanti verso la fine del massacro a Gaza.

Ma il mancato impegno a riconoscere lo Stato di Palestina unito alle parole di Netanyahu che afferma che l’Idf non lascerà Gaza, alimenta seri dubbi tra le opposizioni sull’efficacia della proposta Usa. In particolare il riferimento al “percorso credibile verso l’autodeterminazione e la creazione di uno Stato palestinese” risulta essere agli occhi delle forze di centrosinistra un orizzonte troppo vago per essere credibile.

Ecco allora che M5S, Pd e Avs andranno per conto loro e proveranno a presentare una risoluzione unitaria alternativa a quella della maggioranza.

Il “no, grazie” di Conte, Avs e Pd a Meloni

“È davvero ardito chiedere un voto compatto su una risoluzione sulla Palestina dopo che un governo, una maggioranza, ha finto di non vedere un genocidio, 20.000 bambini uccisi. Direi che non ci sono i presupposti per un voto compatto”, taglia corto il leader del M5S, Giuseppe Conte.

“La presidente Meloni parla di pace ma usa parole incendiarie contro la Flotilla e l’opposizione, è la prova che non abbandona i toni da comizio e usa questa vicenda solo per attaccare. Tutto ciò che può portare al cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi — sia israeliani che palestinesi — e ad evitare ulteriori perdite di vite umane tra la popolazione civile palestinese, va accolto con speranza. Tuttavia, non si può ignorare che alcuni punti del piano Trump delegittimano gli organismi internazionali e del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese, che vive su quelle terre. Nel piano non c’è alcun riferimento alla liberazione dei territori illegalmente occupati in Cisgiordania, né a chi si farà carico dei danni causati dalla distruzione di Gaza da parte di Israele”, dice da Avs Angelo Bonelli.

“Ogni volta fa proposte senza che ci sia un testo. Noi stiamo lavorando con le opposizioni e in particolare Pd e M5s alla risoluzione unitaria. Ci sono rispetto al piano Trump elementi di valutazione che riguardano tutti ma ci sono impegni rispetto ai quali non vogliamo arretrare. Giro a Meloni la domanda: il governo è pronto a riconoscere senza condizioni lo stato palestinese?”, rincara la dose il collega Nicola Fratoianni.

Le opposizioni stanno “lavorando a un documento unitario delle opposizioni”, conferma il dem Francesco Boccia.

Scatenato Calenda

Nel Pd rimane il problema di stoppare come sempre la frangia rifomista che, per voce di Alessandro Alfieri, ha invitato ad osare di più: “Oggi non è in discussione che cosa pensiamo di Trump o dei dettagli di quel piano, ma la possibilità di verificare se c’è una possibilità concreta di porre fine ad atroci sofferenze e ad una tragedia devastante”, “se c’è” va “sperimentata”.

Scatenato Calenda: “Giovedì in Parlamento c’è una discussione su Gaza. La proposta che faccio alla maggioranza e alle opposizioni è di ritirare le mozioni e di dire che il Parlamento italiano insieme sostiene questo piano come una via di uscita alla tragedia umanitaria. Sarebbe un atto di responsabilità”, ha detto il segretario di Azione, Carlo Calenda. Ma si sa che lui coi progressisti c’entra come il cavolo a merenda.