di Andrea Koveos
Occupazioni abusive? A Roma si nascondono ovunque. Nella Capitale su circa 80 mila case popolari, il 20 per cento è abitato illegalmente. E non basta. La maggior parte del “nero” si trova nelle mani della criminalità organizzata che sfrutta la mancanza di controlli da parte dell’amministrazione comunale per gestire un mercato parallelo. Uno strumento che la malavita utilizza da una parte come forma di autofinanziamento e dall’altra per affermare la sua presenza sul territorio.
Non è un caso che sul totale degli alloggi popolari, siano pervenute a Roma Capitale oltre 15mila domande di sanatoria (12.500 solo fino al 2006). Una famiglia su cinque, infatti, non avrebbe diritto di usufruire di un canone d’affitto agevolato, concesso a chi abita un appartamento di edilizia residenziale pubblica. Nel frattempo le persone che non possono permettersi un tetto sopra la testa aumentano di giorno in giorno.
Il purgatorio delle liste d’attesa
Sono 30 mila le famiglie in graduatoria che, non potentosi permettere un affitto a prezzi di mercato, stanno ancora aspettando una casa popolare. Il dato è aggiornato a dicembre 2012, ma per il 2013 si prevede un sensibile aumento delle domende.
Il disagio abitativo non riguarda esclusivamente le fasce sociali economicamente più svantaggiate, ma si estende anche a ceti più ampi della popolazione, fino a coinvolgere le classi medie. E la recessione non ha fatto altro che peggiorare le cose, così che la coperta del welfare abitativo è troppo corta, lasciando senza assistenza sempre più cittadini.
Le associazioni
Da alcune stime fatte da sindacati e associazioni, per la fine dell’anno, le famiglie che rientreranno nei requisiti che impone la legge per poter vivere in una casa popolare, saranno più di 50 mila.
Numeri che danno l’idea di quello che è diventato un allarme sociale.
Lo dimostrano le ultime cifre. A quattro mesi dalla pubblicazione del Bando per l’assegnazione di case popolari è già possibile fotografare la realtà di una crisi senza fondo.
I nuovi poveri si chiamano italiani. Su circa 400 richiedenti ufficialmente censiti, il 70% è composto da cittadini romani e un altro 20% da stranieri appartenenti all’Unione europea. Numeri inquietanti, in considerazione della limitatissima quantità di alloggi a disposizione di Roma Capitale.
Amministrazione che al massimo riesce a consegnare 150 appartamenti l’anno.I richiedenti hanno un’età media di circa 55 anni, persone che con tutta probabilità hanno perso il lavoro e che non hanno raggiunto l’età della pensione. Lascia riflettere il consistente numero (43%) di coloro i quali sono costretti a una coabitazione forzata, obbligati cioè a condividere un alloggio con un altro nucleo familiare.
Il malaffare
La domanda supera ampiamente l’offerta al punto tale che spesso l’unica alternativa è imboccare strade “parallele”. Con 10 mila euro in contanti si riesce a entrare in una casa popolare. Se poi si hanno in tasca 30 o 40mila euro un appartamento libero si trova in poco tempo. Basta contattare le persone giuste, che nei condomini delle periferie urbane non mancano mai. In media a Roma si liberano 3 case al giorno. E’ sufficiente avere la pazienza di aspettare il momento giusto e il gioco è fatto. Impossessarsi di un’abitazionme vuota è relativamente facile. Funziona così: una volta entrati, continuando a pagare regolarmente il canone del vecchio intestatario, non si esce praticamente più. E chi è in cerca di casa ed è disposto a pagare in contanti, già sa dove rivolgersi: le informazioni sulle disponibilità di alloggi viaggiano più veloci del web. Farla franca, dunque, è molto semlice. E i tempi della giustizia spesso aiutano i furbi.
Sfratti all’ordine del giorno
Eppure la città eterna è anche capitale degli sfratti. Ogni anno vengono pronunciate circa 7 mila sentenze – sia per abitazioni private che per quelle di proprietà pubblica – di cui l’80 per cento per morosità. Solo 2.500 famiglie, al massimo, vengono sgomberate dalle forze dell’ordine, in gran parte da appartamenti affittati da privati. Gli altri riescono a uscirne puliti. E per il cambio di residenza nel nuovo appartamento occupato non c’è problema. Basta andare al municipio per ottenere il certificato, senza che nessuno accerti se l’indirizzo corrisponda a un’abitazione di edilizia residenziale pubblica. Non solo: è possibile effettuare le volture delle utenze domestiche e al primo censimento, spedito dal Comune di Roma per analizzare la popolazione residente, è previsto barrare la casella “occupazione abusiva”.
I canoni d’affitto
Si va dagli otto euro al mese, per chi possiede una pensione sociale minima, ai 450 euro. Una famiglia su 10 ha un reddito superiore ai 38 mila euro l’anno e paga in media 250 euro di affitto.
La maggior parte degli assegnatari dichiara ogni anno tra i 5 e i 50 mila euro. Ma quasi 600 famiglie su 40 mila hanno un reddito superiore ai 60 mila euro l’anno. Addirittura sono 35 i nuclei familiari che percepiscono oltre i 100 mila euro e pagano d’affitto meno di mille euro.
Le chiavi non si possono restituire
Pochi, pochissimi ma ci sono. Nel variegato panorama di chi occupa una casa popolare c’è anche chi è pronto onestamente a restituire l’appartamento perchè non ha più diritto ad occuparlo. Peccato che all’interno dell’Amministrazione comunale non esista alcun ufficio dove riconsegnare le chiavi.