Addio all’ultima leggenda blues. Siamo tutti un po’ più orfani: B.B. King se n’è andato. La sua Lucille è la chitarra più famosa al mondo

Sempre sorridente e sudatissimo, con le sue giacche damascate e le manone a dispensare prelibatezze swing, tra una smorfia e un sospiro. Cantava i suoi classici con le tasche piene di quelle spillette a forma di Lucille che per anni sono state uno degli oggetti più amati dai fan. B.B. King se n’è andato, a quasi 90 anni (li avrebbe compiuti a settembre) dopo 60 anni di una carriera che lo ha portato dalle piantagioni di cotone alla leggenda. E Lucille, la mitica chitarra, ora non suona più. Il rock’n’roll, in pratica, deve molto a lui. La strada all’avvento del genere che rivoluzionò la musica è stata spianata proprio dal suo blues elettrificato e trasformato in musica urbana. Con Lucille (la Gibson 335 ribattezzata con il nome di una ragazza per la quale due uomini avevano litigato provocando un incendio in cui lui aveva rischiato di morire) si era inventato uno stile più morbido e chiaramente ispirato al jazz e al rhythm and blues rispetto a quello, decisamente più «rootsie» di chitarristi come Muddy Waters e Howlin’ Wolf. Uno stile fatto di glissati e note lunghe, creato con una inconfondibile tecnica della mano sinistra sul manico. A questo modo di suonare puramente solistico faceva da contrasto il suo modo di cantare da «shouter», forgiato sul modello dei cantanti da big band. Era sempre in tournée, si era rassegnato solo da poco a non viaggiare in pullman con i suoi musicisti e solo perché lo aveva costretto la figlia, preoccupata dal suo stato di salute. Un suo concerto era come un appuntamento con un vecchio amico: l’orchestra cominciava a swingare un brano, l’annuncio, l’ingresso in scena sparando note dalla sua Lucille mentre i trombettisti suonavano ballando. Non concepiva una vita lontano dal palco: è andato avanti fino all’ultimo, sfidando il diabete e gli acciacchi dell’età. Lucille non suona più e il mondo ha perso uno degli ultimi grandi di una generazione che ha cambiato la storia della musica. «Ci sarà una fantastica blues session in Paradiso questa sera», ha detto Barack Obama quando ha saputo della scomparsa di B.B.King. Umbria Jazz lo ha ospitato cinque volte. L’ultima nel 2011, quando il «blues boy», ormai ottantacinquenne, non versava in buona salute e aveva bisogno di una carrozzina per muoversi nel backstage. Tra i più commossi l’amico e fan Eric Clapton.