Al Cnel sentono tremare la poltrona. E chiedono più poteri per salvarla. Il simbolo degli enti inutili rischia l’abolizione. Per resistere si cercano nuove funzioni consultive

Barcolla ma non molla. Indicato più volte nel tempo come simbolo degli enti inutili, dopo aver rischiato l’abolizione l’ultima volta con la riforma costituzionale tentata dall’allora premier Matteo Renzi e attualmente di nuovo a rischio cancellazione per via di un disegno di legge presentato dal Movimento 5 Stelle, il Cnel sta cercando di resistere. E per mostrarsi indispensabile, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro chiede ora più poteri. Il Cnel, un organo di rilievo costituzionale, con funzione consultiva rispetto al Governo, alle Camere e alle Regioni, che si occupa di legislazione economica e sociale, seppur previsto dalla Costituzione venne istituito soltanto nel 1957.

Ma sono serviti poi altri trenta anni per arrivare a una legge, la numero 936 del 1986, con cui venne precisato l’ambito di azione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e lo stesso venne dotato degli strumenti necessari per agire. Un’azione che non è però mai apparsa fondamentale. Ad ogni legislatura è spuntata infatti una proposta per abolire tale organo. Con il paradosso che attualmente a presiedere il Cnel c’è Tiziano Treu (nella foto), ex ministro dei Governi Dini, Prodi I e D’Alema I, che era tra i firmatari della riforma voluta da Renzi e Maria Elena Boschi, poi bocciata dal referendum, che avrebbe portato all’abolizione dello stesso Consiglio. Un organismo tra l’altro per cui solo lo scorso anno sono state previste spese per 8,3 milioni di euro e su cui in passato ha indagato anche la Corte dei Conti. Nell’attuale legislatura si è tornato a parlare di abolizione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro con il Governo gialloverde.

SPADA DI DAMOCLE. Il Movimento 5 Stelle ha infatti presentato un disegno di legge per cancellare l’organismo presieduto da Treu, incassando una frecciata da Maria Elena Boschi. “Il M5S annuncia una nuova riforma costituzionale per abolire un ente inutile: il Cnel. Eppure sono gli stessi che hanno gridato al colpo di Stato quando lo abbiamo proposto noi. Prima ti offendono, poi ti copiano. Chissà se un giorno chiederanno anche scusa”, twittò subito l’attuale esponente di Italia Viva. E da quel momento il Cnel ha iniziato a sfornare disegni e proposte di legge, cercando di dimostrare che lavora e che è utilissimo. Si va dall’istituzione di un “Codice unico dei contratti collettivi nazionali di lavoro”, soprattutto in virtù della battaglia sul salario minimo, all’istituzione “del Comitato nazionale per la produttività” presso lo stesso Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.

Battendo anche sul particolare che il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una raccomandazione con la quale ha richiesto “ai singoli Stati membri di costituire al proprio interno, entro il 20 marzo 2018, un comitato nazionale per la produttività con l’obiettivo di analizzare e valutare la produttività e la competitività del sistema produttivo nazionale”. Ma non basta. Cercando di rendere fondamentale il Cnel, il Consiglio ha infatti ora presentato un altro disegno di legge al Senato, con cui chiede di modificare la legge del 1986 potenziando la funzione consultiva dell’organismo. Una proposta in cui viene rispolverato il tema dell’europeismo e in cui viene precisato che il rafforzamento dell’organismo presieduto da Treu serve a potenziare la programmazione economico-finanziaria coerentemente con il modello Ue. Tutto per non morire.