Al Csm si presenta Mattarella. E Nordio per ora abbassa la cresta

Pare sia bastata la presenza di Mattarella all’udienza straordinaria del Csm per riportare a più miti consigli il guardasigilli Nordio.

Al Csm si presenta Mattarella. E Nordio per ora abbassa la cresta

Stai a vedere che è bastata la presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, all’udienza straordinaria del Consiglio superiore della magistratura, per riportare a più miti consigli il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Già perché il Presidente della Repubblica, nonché vertice dell’organo di autogoverno delle toghe, non ha preso la parola – come tutti si immaginavano – per richiamare all’ordine il governo dopo giorni di attacchi, a partire dalle accuse del ministro della Difesa secondo cui l’esecutivo teme solo ‘l’opposizione giudiziaria’, che stanno dilaniando il Paese con uno scontro tra poteri inaudito. Si è limitato a presenziare la riunione, facendo pesare i suoi gesti e la sua presenza, nel tentativo di mettere a tacere le polemiche – facendo rientrare questo devastante scontro istituzionale – e magari nella speranza di convincere il guardasigilli, quindi l’esecutivo, che sulla Giustizia bisogna muoversi con i piedi di piombo.

Pare sia bastata la presenza di Mattarella all’udienza straordinaria del Csm per riportare a più miti consigli il guardasigilli Nordio

Un messaggio tra le righe che sembra essere stato perfettamente recepito dai consiglieri del Csm, i quali hanno evitato di rispondere alle sferzanti accuse della politica, e dal ministro Nordio che è apparso sicuramente più incline al dialogo di quanto non lo fosse stato soltanto 24 ore prima, ossia quando aveva rivendicato la possibilità di portare a casa, entro qualche mese, una riforma del comparto comprensiva della separazione delle carriere e, forse, dei famigerati test psico-attitudinali per l’ingresso in magistratura. Infatti il ministro, appena presa la parola, ha detto molto chiaramente che “la collaborazione tra Csm e Ministro è la chiave per restituire al Paese una giustizia sempre più vicina ai bisogni della collettività”, “la mia presenza qui, oltre ad essere l’occasione di un doveroso omaggio all’alta Istituzione che mi accoglie, intende riaffermare uno dei principi costituzionali che auspico possa connotare ogni segmento del mio servizio: la leale collaborazione”, concetto che per Nordio deve essere inteso “come principio che orienta gli attori del sistema ordinamentale verso un raccordo, di pensiero e di azione, per il raggiungimento degli obiettivi comuni”.

Intervento del ministro in cui non sono mancate anche promesse, come quella di “assicurare agli uffici giudiziari il personale e gli strumenti necessari che è stata la priorità fin dai primi giorni in via Arenula”, e rassicurazioni. Una su tutte quella sui prossimi passi dell’esecutivo in fatto di riforme, inclusa quella delicatissima della Giustizia. In tal senso Nordio ha assicurato che “ad horas” saranno trasmessi a Palazzo dei Marescialli i decreti attuativi della riforma voluta dall’ex ministra Marta Cartabia approvati dal Consiglio dei ministri “per il suo prezioso contributo di pensiero”, ribadendo al contempo l’impegno della maggioranza nel rivedere la Costituzione che “non è una stella fissa ma variabile” tanto che “gli stessi padri costituenti riconobbero che dovesse avere in se stessa i germi di eventuali modifiche. A questo mondo non vi è nulla di eterno tranne le parole del Signore”, ma “se un domani dovesse essere cambiata, mai e poi mai vi sarebbe una soggezione, anche minima, del pubblico ministero al potere esecutivo: non è pensabile da parte di un magistrato con quarant’anni al servizio dello Stato”.

La partecipazione al plenum del capo dello Stato è un avvertimento a trattare con cautela il tema Giustizia

Conciliante anche l’intervento del vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, che in merito allo scontro istituzionale ha lanciato un appello alla politica affinché “non dimentichi” che migliaia di magistrati che “quotidianamente servono con onore il Paese” si “meritano sostegno morale e pubblico”. Insomma le tensioni tra politica e toghe sono ormai archiviate? Non del tutto. Come scrive Repubblica, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, dopo aver caldeggiato le pagelle per i magistrati, con una mossa “letta come una provocazione dai suoi colleghi (perché il sottosegretario è un fuori ruolo), starebbe di fatto contribuendo a decidere – sempre secondo il quotidiano romano – “a botte di maggioranza, le nomine sulle poltrone cruciali della magistratura italiana”. Una su tutte quella della Corte di appello di Roma alla quale compete, spiega Repubblica, un ruolo “delicatissimo perché, tra le altre cose, chi la guida ha il compito di autorizzare le intercettazioni preventive richieste dall’intelligence”.