Da Alfano la Cooperazione non è di casa. E la nomina resta congelata. Scontro all’Agenzia della Farnesina sul vice direttore: tra ricorsi e guerre legali, la poltrona è vuota da mesi

Da Alfano Cooperazione non è di casa. Scontro all'Agenzia degli Esteri sulla nomina del vice direttore: tra ricorsi e guerre legali, poltrona vuota da mesi

Un concorso che sta creando non pochi problemi, a suon di ricorsi al Tar, fino alla pronuncia dell’Avvocatura generale dello Stato. Col risultato che, ad oggi, la nomina del vicedirettore dell’Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo è congelata. E col rischio che continuino a piovere ricorsi e richieste di risarcimenti. Tutto comincia il 7 aprile quando la dottoressa Laura Frigenti, direttrice dell’Agenzia facente capo al ministero degli Esteri, pubblica un interpello per “il conferimento dell’incarico di vicedirettore responsabile della vicedirezione giuridico-amministrativa dell’Agenzia”. Sin da subito, però, l’Unadis, una delle organizzazioni sindacali dei dirigenti di Stato, impugna l’atto. La ragione? Sarebbe stato redatto senza la preventiva individuazione dei criteri generali in materia di conferimento degli incarichi dirigenziali e senza, soprattutto, il preventivo confronto sindacale. Tutto si risolve con una bonaria composizione, proposta dal giudice, per il fatto che l’Agenzia aveva poi convocato tre riunioni con le organizzazioni sindacali. Ma passano pochi mesi e l’Unadis torna all’attacco. Stavolta con una diffida alla revoca della procedura e nuova indizione dell’interpello “alla luce dei criteri da emanare e che emergeranno dal confronto sindacale”.

La non notizia – Intanto, però, la procedura va avanti. Alla commissione esaminatrice arrivano 14 candidature e, alla fine, il 3 agosto viene ritenuto “candidato idoneo” il dottore Giuseppe Cerasoli, che la stessa Frigenti, nemmeno un anno prima (settembre 2016), aveva nominato – anche qui dopo procedura d’interpello – a capo dell’Ufficio Risorse finanziarie. A questo punto, però, è lo stesso ministro degli Esteri, Angelino Alfano, cui spetta la nomina, a chiedere lumi sul nome di Cerasoli. Siamo al 3 ottobre, e la Frigenti tesse le lodi del candidato,  esaltandone le “competenze tecniche”, quelle “manageriali” e, addirittura, l’“ottima conoscenza della lingua inglese e spagnola”. Del curriculum degli altri candidati, però, nella lettera non c’è traccia. Tutto normale? Per l’Agenzia sì. “La lettera – spiegano dall’Aics – è successiva al procedimento selettivo e conseguiva alla proposta del dott. Cerasoli per motivarla e argomentarla. Per questo analizza solo la sua figura professionale. Non vi è alcun elogio ma l’esposizione delle ragioni per le quali era stato indicato quel candidato in particolare come il più adeguato a ricoprire l’incarico alla luce dei criteri previsti dal bando”.

Insomma, per l’Agenzia tutto regolare: “Sono le normali prassi di una procedura selettiva – fanno sapere a La Notizia -. Vi erano stati alcuni tentativi di bloccare la procedura, impugnandola di fronte sia al Tribunale che al Tar. In ogni caso, i giudici ci hanno dato ragione in tutti e due i casi. Questa ulteriore attenzione attorno a una non notizia è sorprendente”. Una non notizia, la considerano all’Aics. Certo è che il ministro degli Esteri, sempre ad ottobre, decide di chiedere parere anche all’Avvocatura dello Stato (“su alcuni profili della procedura, si badi bene non sulla correttezza della scelta avanzata”, sottolineano dall’Agenzia), che si pronuncia un mese dopo. E cosa dice? “Sembra che l’indizione di una procedura di interpello in assenza della previa adozione del Regolamento sul conferimento degli incarichi dirigenziali, non permetta di ritenere legittima la procedura”. Poiché l’interpello è stato pubblicato il 7 aprile e i criteri generali sono stati emanati il 25 luglio, “dopo la presentazione delle candidature e la nomina della commissione esaminatrice”, scrive l’Avvocatura, sembra che la procedura “non sia pienamente aderente alle prescrizioni”.

Ma non è tutto: in relazione a questa procedura sono nate anche altre polemiche e ricorsi. Come quello relativo a un dirigente che, avendo tutte le carte in regola per ambire alla carica di vicedirettore, decide di partecipare all’interpello. La sua candidatura, però, non viene accolta. Motivo? Non sarebbe arrivata la mail con i documenti. Peccato che il Coordinatore Ufficio Informatica presso la Presidenza del Consiglio, abbia confermato l’invio, il 10 aprile, della missiva telematica da parte del dirigente. In tempo utile per partecipare.

Buio totale – E adesso? Dall’Agenzia fanno sapere che “il parere dell’Avvocatura non è vincolante, spesso problematico e difficilmente risolutivo. Valuteremo in base a cosa ci dirà il Gabinetto del Ministro  anche perché adesso un eventuale improprio annullamento dell’interpello si presterà, a sua volta, all’impugnazione dei candidati che vi hanno partecipato”.  Ma per l’Avvocatura il rischio è un altro: non è detto che i “soggetti danneggiati” non possano avanzare richieste di risarcimento.

Tw: @CarmineGazzanni