Altra balla stile Mes. Non è vero che non c’è la bozza della riforma del processo penale. Zingaretti arriva a negare l’evidenza. Così prova a far scrivere il testo ai suoi

Tutti dicono di non averla neanche vista, ma una bozza su cui si sta lavorando, o meglio ripartendo, c’è. A che punto è il testo della riforma del processo penale del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che gli alleati reclamano a gran voce? “Il testo deve essere ancora portato in Consiglio dei Ministri perché è ricominciato un percorso” chiarisce il dem Andrea Giorgis (nella foto), sottosegretario a via Arenula. “La bozza che era frutto di una precedente intesa fra Movimento 5 Stelle e Lega e che non andò mai a buon fine è stata integrata, modificata, rivista ed è diventata la base dalla quale ripartire. Però ha subito integrazioni: dal punto di vista procedurale si è ricominciato da zero. Deve tornare in cdm nella sua versione giallorossa”.

Al momento nessun testo definitivo è stato duqnue ancora discusso dai ministri, siamo ancora nella fase della “discussione informale”. Quello che è certo è che il Pd sulla durata del processo penale non transige, su questo il segretario Nicola Zingaretti è stato molto chiaro affermando che senza garanzie sulle durate dei processi e senza un accordo nei prossimi giorni, il Pd presenterà una sua proposta di legge. “E’ stato il ministro Bonafede stesso che ha sempre collegato la riforma della prescrizione con la riforma del processo, in modo tale da rendere la nuova disciplina della prescrizione giustificata da un’accelerazione dei tempi processuali. E’ scritto anche nella relazione che fu presentata allora (dal ministro Bonafede al governo gialloverde, ndr)” puntualizza Giorgis.

Nel frattempo è passato un anno e mezzo, però. Ma il sottosegretario si mostra ottimista: “Non è immaginabile che non venga risolta la questione sulla quale si sta discutendo, non è possibile che qualcuno non trovi ragionevole fare in modo che i processi siano più rapidi e che si preveda che oltre un certo numero di anni non possano durare… La fonte di una certa tensione politica si basa sull’equivoco che chi vuole la certezza di un termine per il processo penale (non solo il Pd ma anche i renziani e le opposizioni) in realtà voglia assecondare le aspettative di chi vuole sottrarsi alla giustizia: è esattamente l’opposto, se mettessimo da parte la demagogia e stessimo sul merito, la soluzione sarebbe a portata di mano. I processi di durata illimitata non sono nell’interesse di nessuno”.

LA REPLICA. Dallo staff di Bonafede rilanciano: gli alleati hanno il testo dai primi di ottobre, l’hanno visto e lo hanno anche integrato, nel merito della riforma non c’è nessuna obiezione, il punto critico rimane quello dello stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Niente di nuovo dunque, tant’è che ieri è tornato sull’argomento anche il premier Giuseppe Conte: “La prescrizione col primo grado di giudizio è una soluzione assolutamente sostenibile, ma sicuramente va corredata con misure di garanzia che assicurino la ragionevole durata del processo. Al di là delle dichiarazioni e delle posizioni politiche diverse, stiamo lavorando attraverso un tavolo tecnico. In questi giorni stiamo trovando una soluzione che chiarisca il principio che, dopo il primo grado di giudizio, il processo debba concludersi con una sentenza di assoluzione o di condanna. Acclarato questo, va ottemperato il principio costituzionale della ragionevole durata del processo a cui nessuno può sfuggire. Vanno ottemperate queste due esigenze. Stiamo lavorando a soluzioni tecniche, ci arriveremo”.