Altra vergogna sul caso Alpi. Hassan chiuso 17 anni in cella ingiustamente, ora lo Stato dovrà risarcirlo con 3 milioni

Ha scontato ingiustamente 17 anni di carcere. E ora Hashi Omar Hassan, il somalo condannato a 26 anni per il duplice omicidio della giornalista Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, assolto poi in via definitiva il 19 ottobre 2016 nella revisione del processo, ottiene il giusto risarcimento. Tre milioni di euro, come disposto dalla Corte di Appello di Perugia. La notizia è stata anticipata dalla trasmissione Chi l’ha visto? e confermata dall’avvocato Antonio Moriconi, uno dei legali di Hassan. La difesa del somalo aveva chiesto allo Stato italiano un maxi-risarcimento di dodici milioni, cifra calcolata sulla base dell’ingiusta detenzione e dei danni morali, biologici e materiali patiti da Hassan. I 3 milioni e 181 mila euro stabiliti invece dalla Corte d’Appello contano circa 500 euro al giorno per 6363 giorni di ingiusta detenzione.

L’uomo fu accusato dal connazionale Ahmed Ali Rage, detto Gelle, di essere uno dei componenti il commando che assassinò gli inviati del Tg3. Determinanti furono quelle dichiarazioni per la condanna di Hassan da parte della corte di assise di appello di Roma. Arrivato in Italia per testimoniare al processo, Gelle, che nel frattempo aveva trovato anche un impiego presso un’officina meccanica, scomparve improvvisamente alla fine del 1997. Fu rintracciato a Birmingham, in Inghilterra, da una giornalista di Chi l’ha visto e ammise di aver dichiarato il falso, ossia che non si trovava sul luogo del duplice omicidio e di aver accusato Hassan in quanto “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso”. In cambio della sua testimonianza, precisò il somalo, ottenne la promessa che avrebbe lasciato il paese. “Nella sentenza di assoluzione – sottolinea Chi l’ha visto? – la Corte di Perugia ha parlato esplicitamente di attività di depistaggio di ampia portata, sui quali la madre di Ilaria Alpi ha chiesto che sia faccia luce. La procura di Roma ha invece avanzato una richiesta di archiviazione dell’inchiesta”.

La sentenza, peraltro, arriva a pochi giorno dall’anniversario della morte della giornalista e del reporter. Era il 20 marzo 1994 quando i due vennero uccisi in Somalia, a Mogadiscio. A 24 anni di distanza non si conosce ancora l’identità degli esecutori materiali e dei mandanti. Tra breve, a metà aprile, si terrà l’ udienza per l’archiviazione del processo ai presunti autori del duplice omicidio. La madre, i colleghi e numerose associazioni chiedono che, a prescindere dagli iter processuali, si continui a cercare la verità e a chiedere giustizia.