L’incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky si allontana. Per la Russia è colpa del presidente ucraino, per Kiev è Mosca a voler rallentare. E il presidente Usa, Donald Trump, sembra avere sempre meno intenzione di mediare tra le due parti per organizzare il vertice che lui stesso aveva annunciato negli scorsi giorni a Washington. Tanto da dire che in caso di incontro tra i due preferirebbe non esserci e che non vorrebbe essere a lui a mediare per organizzare il faccia a faccia. Il presidente Usa spiega che preferirebbe “vedere come se la cavano, ma nel frattempo continuano a combattere e a uccidere persone, il che è molto stupido, perché stanno perdendo 7000 persone alla settimana, per lo più soldati. Ho fermato sette guerre e mi piacerebbe fermare anche questa. Pensavo che questa sarebbe stata fattibile, di media difficoltà, ma sta risultando la più difficile”, ammette Trump.
L’incontro Putin-Zelensky si allontana
L’ultima accusa viene invece mossa dal ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, secondo cui Zelensky – proprio nell’incontro di lunedì a Washington con Trump – avrebbe respinto tutte le proposte statunitensi per arrivare a una soluzione del conflitto. Secondo Lavrov, intervistato dalla Nbc, è chiaro “che ci sono diversi principi che Washington ritiene debbano essere accettati” per arrivare alla pace. Tra questi anche il no all’ingresso nella Nato di Kiev e la discussione sulle questioni territoriali. Ma, continua il ministro di Mosca, “Zelensky ha detto di no a tutto”. Insomma, le posizioni restano distanti e Lavrov spiega, di fatto, che bisogna fare i conti con la realtà, allontanando un incontro tra i due presidenti.
Il ministro russo esclude quindi al momento la possibilità di un incontro: “Putin è pronto a incontrare Zelensky quando l’agenda per un vertice sarà pronta e questa agenda non è affatto pronta”. Lavrov scarica, ovviamente, tutte le responsabilità su Kiev: “Il presidente Putin ha detto chiaramente che è pronto a incontrarsi, a condizione che questa riunione abbia davvero un’agenda presidenziale”. Esprimendo dubbi sulla reale volontà di Zelensky di organizzare il faccia a faccia: “Ha persino detto no alla cancellazione della legislazione che vieta la lingua russa. Come possiamo incontrarci con una persona che finge di essere un leader?”.
Non solo, perché Lavrov mette in dubbio anche la legittimità di un’eventuale firma sull’accordo di pace da parte del presidente ucraino, sostenendo che debba essere “risolto il problema della legittimità della persona che firmerà questi accordi”. Il riferimento è al fatto che il mandato di Zelensky è scaduto nel maggio del 2024 e non si sono poi tenute elezioni proprio a causa della legge marziale vigente per la guerra.
Muro contro muro
Aperture, intanto, non ne arrivano neanche dal fronte ucraino. Zelensky attacca la Russia, sostenendo che ricorra a continui “ultimatum perché vuole proseguire la guerra”. Per il presidente ucraino è “a livello di leader che dovrebbe essere risolta la questione della fine della guerra, ma vediamo che i russi stanno facendo di tutto per impedire l’incontro”. Zelensky spera nel ruolo di mediazione di altri Paesi e, soprattutto, di Trump, considerata “l’unica persona che può fermare il presidente russo”. Per il leader di Kiev, l’obiettivo resta quello di ottenere garanzie di sicurezza “come l’articolo 5 della Nato”, chiarendo quali Paesi “ci aiuteranno sulla terraferma, quali nei cieli, quali garantiranno la sicurezza in mare”.
Zelensky ha parlato in occasione della conferenza stampa congiunta con il segretario generale della Nato, Mark Rutte, arrivato a Kiev a sorpresa. E accolto dall’allarme per gli attacchi aerei russi proprio durante la sua visita. Anche Rutte è tornato sulla necessità di “solide garanzie di sicurezza” per l’Ucraina, con l’obiettivo di essere sicuri che “Putin non abbia più alcuna intenzione di attaccare Kiev”. Intanto gli scontri continuano anche sul campo e nella notte di ieri l’Ucraina ha colpito l’oleodotto russo di Druzhba, un’importante via di transito per le forniture di petrolio verso alcuni Paesi dell’Europa orientale.
C’è poi il fronte europeo, sempre presente nel conflitto. L’Ue, in vista del 34esimo anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina (il 24 agosto), annuncia l’erogazione di 4,05 miliardi di euro. Ma resta, come afferma anche l’ex presidente del Consiglio, Mario Draghi, il ruolo marginale dell’Ue nei negoziati, nonostante abbia dato il maggior contributo finanziario alla guerra in Ucraina”.