Il nuovo fronte, ormai, è quello dei coloni israeliani. I loro attacchi contro i palestinesi sono aumentati con l’avvio della raccolta delle olive a ottobre e hanno portato a morti, feriti e danni a diverse aree. L’ultimo caso è quello della moschea bruciata nel villaggio di Kifl Hares, in Cisgiordania. L’attacco ha danneggiato parte dell’interno, bruciando le copie del Corano e con i coloni che hanno lasciato scritte sui muri con minacce ai palestinesi e al capo del Comando centrale dell’Idf, Avi Blot: “Non abbiamo paura di Avi Blot”, scrivono. E ancora: “Ci vendicheremo di nuovo” e “Continuate a condannare”.
Tregua in bilico e la guerra la fanno i coloni
Un messaggio a Blot che il giorno prima aveva condannato un altro raid dei coloni a Beit Lid. Israele ora è preoccupata dalla reazione degli Stati Uniti. Il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha già detto che l’escalation in Cisgiordania da parte dei coloni rischia di “compromettere” la tregua, tutt’altro che stabile. L’esercito israeliano ha condannato le azioni dei coloni, parlando di “minoranza criminale” e promettendo di reagire. Ma gli attacchi si sono ripetuti ieri e poco è stato fatto finora, tanto che i quattro israeliani arrestati per gli attacchi di martedì sono già stati rilasciati. E portando l’Idf a dubitare anche della polizia, ritenuta troppo morbida di fronte a questi casi, complice anche un ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ritenuto troppo permissivo. A Gaza, intanto, Hamas ha recuperato il corpo di un altro ostaggio per riconsegnarlo a Israele.