Era in contatto da mesi con altri militanti dell’Isis, attraverso WhatsApp, la popolare applicazione di messaggistica istantanea, il 22enne egiziano Issam Elsayed Elsayed Abouelamayem Shalabi, arrestato all’alba di oggi a Milano, nel corso di una delicata operazione condotta dall’Antiterrorismo della Polizia e portata a termine con un blitz delle teste cuoio del Nocs. A carico dell’egiziano, ritenuto radicalizzato e molto pericoloso, pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale dell’Aquila. Il giovane è ritenuto organico allo Stato Islamico ed è accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione e apologia del terrorismo.
L’operazione, ha fatto sapere la Polizia, è nata dallo sviluppo di informazioni raccolte dall’intelligence nel dicembre del 2017 sulla presenza di un’utenza italiana all’interno di un gruppo WhatsApp creato da militanti islamisti. Dietro quel numero, è stato accertato, c’era il 22enne Shalabi. Gli investigatori dell’Antiterrorismo lo hanno tenuto sotto controllo a lungo raccogliendo molte prove sulla sua pericolosità. Nel corso di conversazioni con altri indagati, in particolare, il giovane ha ammesso di essere un “lupo solitario”, dichiarandosi pronto e disponibile a “combattere” e a “fare la guerra”, facendo anche intendere di aver ricevuto un addestramento militare e di essere disponibile a sacrificarsi per Daesh. Le intercettazioni telefoniche e telematiche hanno consentito anche di acquisire e analizzare molti file audio e video scaricati dall’egiziano, gran parte dei quali prodotti e diffusi dai circuiti mediatici legati all’Isis, contenenti inni jihadisti e sermoni di Iman radicali propugnatori di odio nei confronti del mondo occidentale e inneggianti al martirio in nome di Allah.
Shalabi visionava abitualmente video di attentati suicidi, altri con scene di sgozzamento e sepoltura in fosse comuni, ma anche tutorial relativi all’utilizzo di mitragliatrici da guerra e kalashinkov e a tecniche di disarmo da attacchi con coltello o pistola. Il giovane aveva anche un ruolo “significativo” nell’ambito del circuito della propaganda dello Stato Islamico gestendo in prima persona, grazie alla significativa conoscenza delle piattaforme social, canali e gruppi chiusi su Telegram utilizzati per diffondere notizie dall’Isis tramite le note agenzia “Amaq” “Nasher news”. La Polizia, sorvegliando l’egiziano, è riuscita a visionare anche una sorta di mattinale dell’Isis nel quale erano indicati gli obiettivi e i risultati conseguiti da Daesh nella settimana precedente in termini di morti, feriti, auto e caserme distrutte, cristiani uccisi e prigionieri catturati.
Nell’inchiesta risultano coinvolti anche altri due cittadini egiziani, un 21enne e un 23enne, quest´ultimo attualmente irreperibile, legati alla figura carismatica di Shalabi da stretta amicizia e anch’essi interessati in attività apologetica e di propaganda dello Stato islamico. Nei loro confronti è stato già adottato il provvedimento di espulsione del Ministro dell’Interno. Dalle indagini è emerso, quindi, che i tre egiziani erano fortemente radicalizzati, con dichiarati sentimenti di odio nei confronti dell’occidente.
Shalabi, ha ricostruito la Polizia, per un periodo ha abitato e lavorato per un’azienda che aveva in appalto le pulizie del Mc Donald’s di Colonnella, in provincia di Teramo. Il 20 giugno si è trasferito a Cuneo, mantenendo le stesse mansioni lavorative, e dal primo agosto a Milano, dove aveva trovato lavoro, in nero, in un’azienda di bitumazioni stradali, cambiando per ben 4 volte il suo domicilio.
Le indagini, dirette dalla Procura distrettuale del capoluogo abruzzese in raccordo con la Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo, sono state condotte dalle Digos di L’Aquila Teramo, Piacenza e Milano insieme alla Polizia delle Comunicazioni di Abruzzo e Emilia Romagna. L’intera attività di indagine è stata coordinata Servizio per il contrasto al terrorismo esterno della Direzione centrale della Polizia di prevenzione.