Il Front National rischia di finire in un mare di guai. Marine Le Pen accusata di finanziamento illecito

Il Front National è nei guai. Il partito di estrema destra francese sarebbe sotto accusa per finanziamento illecito e la presidente del partito, Marine Le Pen, è finita sotto inchiesta insieme a due stretti collaboratori e dirigenti del partito, David Rachline (senatore e sindaco di Frejus) e Nicolas Bay (deputato europeo e segretario del Fronte). L’indagine riguarda la campagna elettorale per le elezioni cantonali del 2011 e quelle legislative e presidenziali del 2012 a cui ha lavorato, per il Front National, la società di Chatillon, Riwal, che è attualmente sotto inchiesta per frode. Frédéric Chatillon, vicino a Marine Le Pen ed ex leader del sindacato studentesco GUD, era già stato incriminato lo scorso 23 gennaio per vari reati, tra cui frode, uso improprio dei beni aziendali e riciclaggio. Tutto ha avuto inizio da una segnalazione della commissione che in Francia si occupa di controllare i conti sul finanziamento ai partiti. Dalla segnalazione si è arrivati all’apertura di un’indagine penale nell’aprile del 2014. Al centro della vicenda c’è “Jeanne”, un micro-partito creato nel 2010 proprio per finanziare le campagne elettorali del Front National, in gravi difficoltà economiche. “Jeanne” (che prende il nome in onore a Giovanna D’Arco) non è però propriamente un partito, poiché non ha candidati e non ha militanti: si tratta di un’organizzazione (legale) per raccogliere dei fondi, simile a quelle utilizzate anche da altri politici e da altri partiti.

L’INDAGINE
Attualmente “Jeanne”, così come il suo tesoriere, sono sotto inchiesta per sospetta truffa e riciclaggio di denaro. Nel corso delle ultime elezioni cantonali del 2011, infatti, “Jeanne” forniva prestiti a un tasso di interesse molto elevato ai candidati del FN per le loro campagne elettorali. Nelle legislative del 2012 “Jeanne” forniva un doppio servizio: prestiti in denaro e l’acquisto obbligatorio di una sorta di kit che comprendeva manifesti, volantini, siti internet e altro ancora prodotto da Riwal. Questo kit è stato venduto a cifre che non erano effettivamente corrispondenti alle esigenze dei vari candidati e sono stati scoperti anche dei pagamenti che corrispondevano a fatture false. Il sospetto è che all’interno di questo sistema chiuso Jeanne-Riwal-Front National ci siano state delle frodi a danno dello Stato che rimborsa, alla fine, i costi delle campagne elettorali. Una frode che varrebbe diversi milioni di euro. Del sistema creato tra “Jeanne” e la società Riwal avrebbero direttamente tratto beneficio in modo illecito anche i collaboratori di Marine Le Pen: sarebbero infatti stati assunti e salariati in modo “fittizio”. Riwal avrebbe poi fornito al Front National una serie di prestazioni che, secondo gli inquirenti, avrebbero potuto essere fatte “a costi decisamente inferiori”. La Le Pen si è subito difesa con un tweet: “Il carattere chiaramente inverosimile dell’ultima offensiva giudiziaria dimostra che essa è esclusivamente di natura politica”.

PSICODRAMMA
La notizia arriva mentre il partito è scosso dallo scontro tra lo storico fondatore Jean-Marie Le Pen e la figlia Marine, uno psicodramma familiare dall’esito imprevedibile. Due giorni fa la leader del Front ha annunciato in tv l’apertura di una procedura disciplinare nei confronti dell’86enne padre per le sue posizioni antisemite e negazioniste dell’Olocausto, auspicando un ritiro dalla scena politica di Jean-Marie. Il presidente onorario del Front potrebbe anche essere espulso dal partito.