Atlantista con i filoputiniani in casa, la Meloni alleata degli amici dello Zar. La linea di Giorgia pro Usa e Nato in Ucraina non regge. Tutta colpa della passione di Berlusconi e Salvini per Mosca

Atlantista con i filoputiniani in casa, la Meloni alleata degli amici dello Zar. La linea di Giorgia pro Usa e Nato in Ucraina non regge.

Finalmente, addì 30 luglio, la politica e la stampa si accorgono che i filoputiniani di cui preoccuparsi non sono i pacifisti. Sia chiaro, è solo l’utilità del momento, nessuna reale presa di coscienza, però il gioco delle elezioni ha fatto tornare la memoria a molti e ora ci si finge sorpresi di scoprire che Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (ma anche Giorgia Meloni, che ora gioca a fare l’atlantista perché sente profumo di Palazzo Chigi) sono amici di Putin.

Giorgia Meloni atlantista con i filoputiniani in casa

Si accende il dibattito sui rapporti tra Matteo Salvini e uomini dell’ambasciata russa – roba che alcuni quotidiani scrivevano due mesi fa ma si sa che qui da noi l’amichevolezza del mezzo conta più del contenuto – per i colloqui avvenuti a maggio tra Antonio Capuano e Oleg Kostyukov, il capo dell’ufficio politico dell’ambasciata russa, nei quali si sospetta che si sia parlato della situazione politica italiana.

Se fossimo stati meno distratti avremmo potuto ricordarci che Antonio Capuano per Salvini aveva già incontrato l’ambasciatore in persona, Sergey Razov, con il quale aveva brigato per organizzare la trasferta russa proprio di Matteo Salvini. Il viaggio è poi saltato per l’evidente inopportunità.

Salvini risponde piccato: “Secondo La Stampa Putin ha fatto cadere il governo, – dice il leader della Lega – secondo La Repubblica Putin sta mandando i barconi di immigrati dall’Africa. Ci aspettiamo domani degli scoop su altri giornali di sinistra: c’è Putin dietro la siccità, c’è Putin dietro l’invasione di cavallette e cinghiali e c’è Putin dietro la monnezza che sta impestando le strade di Roma. Ragazzi, non scherziamo: la sinistra ha una paura incredibile di perdere poltrone ed elezioni”.

Giorgia Meloni intanto prova a parare il colpo e spiega alle agenzie che “l’eventuale governo di centrodestra, con la prima donna presidente del Consiglio (se mai sarà), non potrà che essere atlantista e rispettoso delle sovranità delle nazioni che non possono arrendersi, ma devono essere aiutate a difendersi. I leader della coalizione che avessero ‘dubbi’ sulla sua posizione sono avvisati”. Peccato che nessuno le ricordi che essere atlantisti e europeisti appoggiando in toto la linea di Orban sia una contraddizione politica. Ma certo giornalismo, si sa, ama esibire la propria mansuetudine al potere in pectore.

Ingerenze straniere

Giorgia Meloni non fa in tempo a terminare la sua dichiarazione che emerge l’altro amico di Putin, l’amico di lettone Silvio Berlusconi. Secondo una ricostruzione di Tommaso Ciriaco su Repubblica nelle concitate ore che precedono la caduta di Draghi Berlusconi avrebbe rivelato ai suoi “ho parlato con l’ambasciatore russo in Italia Razov. Mi ha spiegato le loro ragioni, cosa ha fatto Zelensky”.

E avrebbe aggiunto: “Mi ha raccontato che è stata l’Ucraina a provocare ventimila vittime nelle zone contese. E che l’invasione era necessaria perché il rischio era che l’Ucraina attaccasse la Russia”. Anche in questo caso non serve capire se il fatto circostanziato sia reale o meno: Berlusconi fin dall’inizio della guerra ha dimostrato di pendere dalla parte della Russia, spingendosi a ipotizzare che l’Ucraina dovesse assecondare i desiderata di Putin per porre fine alla guerra.

Intanto dal Copasir sbuca una lettera (leggi l’articolo qui sotto) alle capigruppo di Camera e Senato che avvisa sul “pericolo di ingerenze russe nella campagna elettorale”. Del resto le ingerenze hanno nomi e cognomi, fin dall’inizio della guerra. Ora è stato utile accorgersene.