Attaccare i migranti paga. Solo così la Lega prende i like

Parla il giornalista investigativo, Nello Scavo: "Soffiare sul fenomeno dei migranti ripaga con facili consensi".

“Sulla questione dei migranti i ministri possono suonare uno spartito diverso da quello che ha in mano il direttore d’orchestra, ossia il premier, ma poi alla fine è quest’ultimo a decidere la linea complessiva” da portare avanti nel corso della legislatura. Questo il commento del giornalista Nello Scavo, esperto della questione dei migranti, in relazione alle diverse posizioni espresse dai ministri Piantedosi e Salvini rispetto a quelle dellla Meloni.

Più che il caro bollette e il Pnrr, al Governo di Centrodestra sembra interessare il tema dei migranti. È davvero un emergenza da affrontare oppure si tratta di uno specchietto per le allodole?
“Intanto voglio precisare che non si può parlare di emergenza davanti a un fenomeno più che ventennale. Detto questo penso e temo che tale argomento verrà utilizzato per dare una struttura identitaria al percorso di Governo visto che su altri temi gli spazi di manovra sono molto limitati. Inoltre occuparsi della questione migratoria, per giunta con questi toni, potrebbe servire a distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica da una serie di problemi che potrebbero presentarsi nel futuro, anche immediato. Quindi, ribadisco, non siamo davanti a un’emergenza anche se in questi giorni qualcosa sta realmente accadendo. Mi riferisco al fatto che le milizie libiche, legittimate da Paesi come Italia e Malta, hanno ripreso a ricattarci, come accade ad ogni cambio di Governo, facendo aumentare le partenze verso il nostro Paese al fine di costringerci a trattare. Deve considerare, inoltre, che il 3 novembre scade il termine ultimo entro cui l’Italia può chiedere di rinegoziare il memorandum con la Libia oppure decidere di non rinnovarlo, cosa che le milizie sanno benissimo e su cui vogliono avere voce in capitolo”.

Curiosamente Salvini come primo passo da ministro delle Infrastrutture ha convocato il capo della Guardia costiera, Nicola Carlone, per parlare di migranti e lanciare un’ipoteca sulla delega ai porti che al momento sarebbe contesa con il ministro del Mare, Musumeci. Perché il leader della Lega, dopo lo smacco subito nella corsa al Viminale, non vuole mollare il tema dell’immigrazione clandestina?
“Perché ha la necessità di avocare a sé la gestione di questo tema in quanto genera consenso elettorale, questo va sottolineato. Del resto abbiamo assistito tutti al periodo in cui Salvini era al Viminale e parole come ‘paura’, ‘emergenza’ e ‘allarme sicurezza’ erano il pane quotidiano del dibattito politico e hanno spinto alle stelle il consenso nei confronti dell’allora ministro dell’Interno. Non dimentichiamoci che anche a seguito di queste presunte emergenze migranti, Salvini arrivò addirittura a chiedere i pieni poteri. Tornando ai giorni nostri, non so cosa abbia detto l’ammiraglio Carlone durante l’incontro. Quello che so è che ieri notte la Guardia costiera, con alcune unità della Guardia di finanza, hanno effettuato il più grande salvataggio di migranti in mare da diversi anni a questa parte, mettendo al sicuro non meno di 2mila persone nello Ionio che sta diventando una rotta particolarmente trafficata e problematica”.

Il braccio di ferro con le Ong che operano nel Mediterraneo con tanto di una dura direttiva, e il possibile ritorno ai porti chiusi. I primi passi del neo ministro Piantedosi ripropongono la strategia già vista con Salvini al Viminale. Crede che sui migranti si tornerà pure allo scontro con l’Unione europea?
“Questo non so dirglielo ma può accadere. Riguardo alle Ong le faccio notare che Piantedosi martedì ha parlato di ‘violazione dello spirito degli accordi europei’ che è ben diverso dal dire che sono state riscontrate violazione di alcune norme. Questa a mio parere è un’affermazione infelice che richiede un chiarimento da parte del ministro perché il diritto internazionale sul soccorso in mare è chiarissimo e l’Italia in passato è già stata condannata per la chiusura dei porti e per i respingimenti”.

Alla luce del fatto che gestire il flusso dei migranti può portare consensi elettorali, crede che Meloni lascerà l’iniziativa a Piantedosi e Salvini oppure entrerà direttamente in questa delicata partita?
“Guardi i ministri possono suonare uno spartito diverso da quello che ha in mano il direttore d’orchestra, ossia il premier, ma poi alla fine è quest’ultimo a decidere la linea complessiva che dovrà seguire il Governo”.

Sui migranti si è già espressa anche la Meloni che è passata dal proporre un surreale blocco navale in piena campagna elettorale, a una strategia di contenimento del fenomeno aprendo hotspot nel Nord Africa annunciata nel discorso alle Camere. Sul tema quale sarà, secondo lei, la strategia di questo Esecutivo?
“Meloni sul tema ha usato toni molto duri, alludendo ad accordi da prendere con le autorità del nord Africa. Il problema è che quest’ultime non esistono e al massimo si può provare a negoziare con la Tunisia, anche se il Paese sta vivendo una situazione complicata, ma non di certo con la Libia che non è neanche riconosciuta dalla comunità internazionale. Anzi le autorità libiche vengono costantemente condannate per traffico di esseri umani, di petrolio e di droga. Ma in proposito vorrei fare una precisazione”.

Prego.
“Questi sono gli stessi personaggi che gestiscono i flussi migratori e che tra l’altro hanno avuto a che fare in modo diretto con l’omicidio di Daphne Caruana Galizia, come messo nero su bianco da numerose inchieste giornalistiche e perfino dall’inchiesta della Commissione maltese che ha indagato sul caso. Personaggi e gruppi spregiudicati con cui, è bene dirlo molto chiaramente, l’Italia, con Minniti prima e Salvini poi, si è trovata costretta a trattare nel tentativo di gestire i flussi migratori”.