Baci e abbracci sul palco a Cagliari, ma il centrodestra va in frantumi sul terzo mandato: ritirato solo l’emendamento sui sindaci

La Lega ritira l'emendamento sul terzo mandato dei sindaci, ma resta quello dei governatori: il centrodestra va in frantumi ma finge unità.

Baci e abbracci sul palco a Cagliari, ma il centrodestra va in frantumi sul terzo mandato: ritirato solo l’emendamento sui sindaci

L’obiettivo era quello di mostrare pubblicamente un centrodestra unito, e non solo a sostegno di Paolo Truzzu, candidato alla presidenza della Regione Sardegna. E tutte le dichiarazioni sul palco di Cagliari che ha visto assieme Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, vanno in questo senso. “Più provano a farci litigare più cementano quella che non è solo alleanza politica. In Giorgia ho trovato anche un’amica”, dice Salvini. “Siamo tutti uniti, mi dispiace per la sinistra e per i giornali di sinistra, ma noi andiamo d’amore e d’accordo”, aggiunge Tajani, che ha presentato la sua candidatura alla segreteria nazionale di Forza Italia. “Non c’è difficoltà a trovare tra di noi le sintesi”, sono le parole di Meloni. Eppure lontano dal palco di Cagliari le sintesi non si vedono. E sulla politica internazionale, vedi le posizioni della Lega sulla morte di Alexei Navalny in contrasto con quelle degli alleati secondo cui c’è una chiara responsabilità di Putin, e sulle questioni di politica interna. Prima fra tutti la battaglia che si sta consumando tra Salvini da una parte e Meloni-Tajani-Lupi dall’altra sul terzo mandato per i governatori.

E nel frattempo non c’è accordo sulle candidature per le altre tornate di amministrative, né sui sindaci, né su quella Basilicata che andrà a votare presto, ad aprile, per la quale Forza Italia continua a puntare sul bis di Vito Bardi. La Commissione Affari costituzionali del Senato voterà oggi gli emendamenti al decreto elettorale, tra cui quelli della Lega sul terzo mandato. La Commissione Bilancio ha espresso il parere, con un “nulla osta”, in assenza del quale il voto sarebbe slittato a martedì, come desiderava la Lega, ovvero dopo il test sardo. Tuttavia un escamotage di tecnica parlamentare eviterà che il voto coinvolga il governo, passo che consente a tutta la maggioranza di derubricare la divisione a “normale dialettica parlamentare”. Ma sarà difficile mascherare quella che si annuncia come una prima e concreta spaccatura del centrodestra.

La battaglia sul terzo mandato: ritirato emendamento sui sindaci

La battaglia interna alla maggioranza sul terzo mandato vive oggi un nuovo importante passaggio: la Lega ha ritirato, per ora, soltanto l’emendamento per il terzo mandato dei sindaci dei comuni con più di 15mila abitanti: proposta su cui il governo ha dato parere contrario. Al momento rimane sul tavolo l’emendamento che riguarda invece il terzo mandato per i presidenti di Regione che riguarda, per la Lega, soprattutto il Veneto di Luca Zaia. La richiesta di ritirare questa proposta per ora è stata ignorata, con l’ipotesi di un voto che può spaccare la maggioranza.

La trovata

Sul terzo mandato il governo non darà parere contrario all’emendamento ma “si rimetterà alla Commissione”, in modo tale che un voto a favore del testo non sia un voto contro il governo, hanno detto i leghisti Paolo Tosato e Massimiliano Romeo. “Deciderà liberamente il Parlamento”, ha sintetizzato Salvini. Che dunque non accoglie le richieste degli altri alleati, da FdI a Forza Italia fino a Noi moderati, a ritirare la proposta. Unica concessione che fa alla Lega FdI è di spostare la questione a dopo le Europee. “Il tema può essere esaminato più tranquillamente con i tempi dovuti in una riforma complessiva dei vertici delle Regioni”, dice il capogruppo meloniano alla Camera, Tommaso Foti. Secondo cui “la Lega ha posto la questione in relazione ad alcuni governatori, principalmente quello del Veneto, in scadenza con il secondo mandato. Inutile nascondersi dietro un dito”.

Ed “è equilibrata la posizione di Fedriga (Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia-Giulia, ndr): parliamone in un quadro complessivo, dopo le Europee”. E ancora: “Siamo contrari e votiamo contro. E la stessa cosa faranno Forza Italia e Noi Moderati”, spiega Alberto Balboni, presidente di Fratelli d’Italia della Commissione Affari costituzionali del Senato. “Abbiamo introdotto il limite dei due mandati per il premier con il ddl di riforma costituzionale e che cosa facciamo, estendiamo il terzo mandato ai sindaci delle città e dei governatori?”, aggiunge. Per Balboni “la Lega farà le sue scelte, forse voteranno con loro alcune delle opposizioni. Ma non ci saranno problemi per l’esecutivo e la maggioranza. Non c’era questa norma negli impegni e non c’era soprattutto nel programma elettorale comune con il quale ci siamo presentati alle elezioni politiche”.

E se il suo collega di partito Foti ha detto che l’emendamento leghista punta a blindare Zaia, Balboni spiega “che Zaia sta già facendo il terzo mandato, perché in Veneto è stato modificato lo statuto, e quindi nel 2025 semmai si ricandiderebbe addirittura per il quarto mandato”. Il governo darà invece parere contrario agli emendamenti sul terzo mandato per i sindaci (della Lega e di Meinhard Durnwalder della Svp), e la Lega – alla fine – come gesto di buona volontà ha ritirato il suo.

Ma il terzo mandato apre una questione anche all’interno del Pd, che ieri in fretta e furia ha convocato il tavolo ad hoc per valutare il da farsi. Considerato che Avs e M5S sono contrari, una sponda ai leghisti potrebbe arrivare solo dal Pd. I sindaci e governatori dem, da Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) a Vincenzo De Luca (Campania) fino a Michele Emiliano (Puglia), lo vogliono ma una parte del Pd, Elly Schlein compresa, frena. Ma il rischio di offrire una sponda ai leghisti, con tutto il carico politico che questo comporta, è alto e così i dem si orientano a non partecipare al voto. “Chiederemo a tutte le opposizioni di raccordarsi per lasciare la maggioranza a sé stessa, per lasciare che si spacchi”, ha spiegato il capogruppo del Pd, Francesco Boccia.