Barzotti: “La nostra proposta sul Salario minimo unica via”

Parla la capogruppo M5S in Commissione Lavoro, Valentina Barzotti: "Siamo contrari ad ogni ipotesi di slittamento".

Barzotti: “La nostra proposta sul Salario minimo unica via”

La premier Giorgia Meloni ha aperto al confronto sul salario minimo. Valentina Barzotti, capogruppo M5S in commissione Lavoro della Camera, crede sia un’apertura sincera la sua?
“‘Vedere per credere’, disse qualcuno. Noi per adesso abbiamo visto null’altro che finte dichiarazioni di apertura…”.

Quali per voi le premesse per una trattativa col governo?
“Il presupposto non può che essere il ritiro dell’emendamento soppressivo dell’intera nostra proposta presentato, peraltro, proprio dal partito della premier. Lo abbiamo ribadito ancora ieri alla maggioranza. Se finalmente la presidente del Consiglio ha capito che il salario minimo non è né uno ‘specchietto per le allodole’ né tantomeno una ‘misura sovietica’ e intende discutere nel merito, il Movimento 5 Stelle non si tirerà indietro”.

Cosa vi aspettate oggi in Commissione Lavoro della Camera?
“Auspichiamo che, all’inizio della seduta, la maggioranza annunci l’intenzione di ritirare l’emendamento. Viceversa, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si assumeranno la responsabilità di affossare una proposta che 3 italiani su 4 reputano necessaria per il Paese”.

La maggioranza propone un rinvio del dossier.
“Non è un’ipotesi che intendiamo prendere in considerazione”.

I partiti di opposizione su questa battaglia sono tutti uniti, tranne Italia viva.
“IV è ormai una costola del Governo e Renzi è diventato l’avvocato difensore dei Berlusconi. Non ci sorprende che chi ha fatto il Jobs Act e prende come modello l’Arabia Saudita si schieri contro una proposta che dà più diritti ai lavoratori. Ci saremmo stupiti se fosse successo il contrario”.

“È difficile che la maggioranza accetti la proposta di legge dell’opposizione sul salario minimo”, ha detto Lucio Malan, capogruppo al Senato di FdI. “Non abbiamo alcun pregiudizio sul tema”, ha detto il ministro Adolfo Urso. La maggioranza e il governo sono in confusione?
“La maggioranza è terrorizzata dalla bocciatura, per sua propria mano, di una proposta di legge che piace al 75% degli italiani. Proprio per questo, dopo una fase di totale chiusura ha provato ad aprire un canale con le opposizioni. Il problema però è il metodo: non c’è nulla, se non parole al vento. Per questo, siamo convinti che sia giusto portare la proposta in Aula dopodomani (giovedì 27 luglio, ndr), così come stabilito ieri dalla conferenza dei capigruppo”.

Il ministro Nello Musumeci sul salario minimo ha detto: “La risposta è il lavoro. Basta con questo assistenzialismo”, secondo il ministro Antonio Tajani è roba da Unione sovietica.
“La Destra utilizza uno spartito ormai logoro, dimostrando, peraltro, totale ignoranza sui temi di cui parla. Quella di Tajani è un’uscita da bar, non da ministro della Repubblica. Quanto a Musumeci, non vorrei che parlando di ‘assistenzialismo’ egli abbia fatto confusione con i ricchi vitalizi che al Senato, nel segreto delle stanze, i partiti della maggioranza hanno riesumato per i vecchi politici…”.

FdI insiste: la proposta è priva di copertura finanziaria.
“Questa è una delle tante scuse accampate dalla maggioranza in questi giorni per annacquare il dibattito. Sebbene l’art. 7 della pdl preveda un beneficio a favore dei datori di lavoro, lo stesso non definisce in modo compiuto il beneficio stesso né in termini di platea soggettiva, tantomeno con riferimento alla validità temporale o al quantum economico. Pertanto, ad un esame per i profili finanziari la norma non appare necessitare di copertura”.

Il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, dice che i settori dove si paga poco non sono quelli che riguardano i contratti siglati da Confindustria che sono sopra ai 9 euro.
“Se è vero che i contratti siglati da Confindustria hanno un salario minimo sopra i 9 euro, ben venga. Ma, secondo uno studio della Fondazione consulenti del lavoro, vicinissima alla ministra del Lavoro Marina Calderone, oltre un terzo dei principali contratti collettivi nazionali ha minimi sotto tale soglia. Un problema dunque esiste, e riguarda 3,6 milioni di lavoratori: tanti, secondo l’Istat, verrebbero coinvolti dall’approvazione di tale misura, che garantirebbe loro un aumento medio annuo di 804 euro”.

Taglio del cuneo fiscale: è stata questa la risposta del governo all’enorme emergenza salariale che c’è in Italia?
“Una risposta parziale ed insufficiente. Sommando gli interventi che il governo ha fatto prima con la legge di Bilancio e poi con il decreto Lavoro, chi ha uno stipendio di 10mila euro annui si vedrà riconoscere, da luglio a dicembre, 43 euro in più al mese contro i 67 euro che, in media, verrebbero garantiti dall’approvazione di questa pdl. Le due misure non sono in antitesi, anzi. Ecco perché Meloni & Co. farebbero bene a prestare ascolto alle nostre istanze”.

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