Basta pensioni gonfiate col trucco. Stretta sui contributi figurativi per i parlamentari. Un disegno di legge M5S al Senato punta a stoppare le furbate. Versamenti calcolati sugli ultimi cinque anni di stipendio

Nel mirino il sistema che consente a parlamentari e consiglieri regionali, di costruirsi la pensione per il periodo di aspettativa non retribuita dal lavoro

Non solo i vitalizi. Nel mirino dei 5 Stelle finiscono ora pure i contributi figurativi. Il sistema che, con la riforma del 1999, consente ai parlamentari, nazionali ed europei, e ai consiglieri regionali, di costruirsi la pensione per il periodo di aspettativa non retribuita dal lavoro. Versando di tasca propria una quota di contributi (circa un terzo del totale) e ponendo, la restante parte, a carico dell’Inps o della cassa previdenziale di competenza.

Diamoci un taglio – Un sistema di cui, però, in molti negli anni hanno abusato. Con un trucchetto permesso dalla legge: farsi riconoscere uno scatto di qualifica (e di stipendio) o nominare dirigenti poco prima dell’insediamento. E, sfruttando una norma del 1981, ottenere il calcolo della contribuzione figurativa “sulla media delle retribuzioni settimanali percepite in costanza di lavoro nell’anno solare”. Giusto per fare un esempio, un candidato eletto alle ultime Politiche del 4 marzo che abbia ottenuto una promozione, con relativo aumento di stipendio, a gennaio si sarebbe assicurato una contribuzione figurativa – e quindi una pensione – più elevata. Un meccanismo che, però, è finito ora nel mirino del senatore M5S, Sergio Puglia. Il suo disegno di legge presentato a Palazzo Madama, del resto, parla chiaro. Stabilendo che “le retribuzioni da riconoscere ai fini del calcolo della pensione sono commisurate alla media delle retribuzioni percepite negli ultimi cinque anni precedenti al momento del collocamento in aspettativa e di volta in volta adeguate in relazione alla dinamica salariale e di carriera della categoria e qualifica professionale prosseduta dall’interessato”, si legge nella relazione illustrativa del testo. “In questo modo farsi promuovere un paio di mesi prima delle elezioni sarà inutile – conferma Puglia a La Notizia -. Con la media delle retribuzioni degli ultimi 5 anni mettiamo fine al trucco dei figurativi gonfiati”.

Privilegio nel privilegio – La norma si applicherà non solo ai dipendenti del settore pubblico e privato, eletti al Parlamento nazionale, europeo o nelle assemblee regionali. Ma anche agli stessi lavoratori collocati in aspettativa per lo svolgimento di cariche sindacali e che, successivamente, siano chiamati ad espletare uno dei mandati elettivi indicati dalla legge. Per loro il trattamento è addirittura più favorevole. Perché, come si legge ancora nella relazione, è stato proprio un rapporto dell’Inps a chiarire che “a parità di regole per il calcolo della pensione, in media quelle dei sindacalisti siano migliori di quelle dei lavoratori dipendenti”. Al punto che “se la pensione lorda annua dei sindacalisti venisse conteggiata applicando le stesse regole dei dipendenti pubblici sarebbe inferiore in media del 27 per cento”. Il ddl Puglia fa da argine pure a questa stortura. “Anche tenuto conto – chiarisce il senatore M5S – che il calcolo dell’imponibile contributivo si basa su una retribuzione determinata in base ad un mero regolamento interno dello stesso sindacato”. Insomma, una stretta anche su un ulteriore privilegio nel privilegio.