Bavaglio sulle ordinanze cautelari. Appello al Colle per non firmare

La recente decisione della Camera di approvare la norma che vieta la pubblicazione delle ordinanze cautelari ha scatenato un polverone.

Bavaglio sulle ordinanze cautelari. Appello al Colle per non firmare

Di male in peggio. Non c’è altro modo per definire quanto sta accadendo alla Giustizia italiana che, come testimoniato dalla lettera firmata da oltre mille magistrati civili e penali, sembra sempre più nel caos. L’ultima novità è che la recente decisione della Camera di approvare la norma che vieta la pubblicazione delle ordinanze cautelari ha scatenato un polverone con la Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi) che è scesa sul piede di guerra, tanto che si valuta una mobilitazione dell’intera categoria, e ha chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella “di non firmare una legge che potrebbe essere fonte di immani distorsioni dei diritti”.

La recente decisione della Camera di approvare la norma che vieta la pubblicazione delle ordinanze cautelari ha scatenato un polverone

“Un provvedimento liberticida non solo nei confronti dell’articolo 21 della Costituzione, ma anche nei confronti delle libertà individuali. E non è pericoloso solo per la libertà di stampa, è pericoloso anche per lo stesso destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere”, sottolinea la segretaria della Fnsi Alessandra Costante. Ma questa non è che l’ultima bordata delle destre in fatto di Giustizia. Sempre ieri in un’intervista al Foglio il guardasigilli Carlo Nordio ha messo fine al lungo silenzio, dopo mesi di polemiche e critiche, in merito agli intendimenti del governo sul reato di abuso d’ufficio.

“In questo momento la precedenza è alla legge di Bilancio. Appena questa verrà approvata, le nostre riforme che non faccio fatica a definire epocali avranno priorità assoluta” ha spiegato il ministro della Giustizia, convinto che sul pacchetto di riforme approvato a giugno la maggioranza non presenterà emendamenti. Il nodo principale è quello relativo all’abolizione del reato di abuso d’ufficio che ha fatto storcere la bocca a Bruxelles. Sul punto Nordio ha detto molto chiaramente che “agli inizi ci sono state delle perplessità sulla compatibilità con la legislazione europea.

Abbiamo fatto degli studi e la sostanza è molto semplice: all’Unione europea più che l’abolizione del reato d’ufficio interessa vedere quale sia la strategia efficace del nostro paese nei confronti della corruzione. E su questo noi abbiamo dimostrato che l’arsenale normativo repressivo e preventivo contro la corruzione in Italia è il più efficace d’Europa”. Insomma il problema, secondo lui, non si pone.

Anzi secondo il ministro esiste un problema di “corruzione percepita” che è ben distante da quella “reale” e per questo ha spiegato di essere “andato ad Atlanta, in Georgia, qualche giorno fa alla conferenza nazionale sulla corruzione e lì abbiamo fatto una proposta accolta da tutti i paesi” spiegando “che i criteri della corruzione percepita non corrispondono affatto a quelli della corruzione reale” e per questo “abbiamo convenuto con i colleghi che i parametri per valutare la corruzione in un Paese devono cambiare” visto che “contano non le impressioni, le percezioni, ma i fatti, i risultati dei processi, i caratteri oggettivi. E con i nuovi parametri vedrete che l’Italia non sarà più percepita per quello che non è”.

Il ministro Nordio va allo scontro con Bruxelles. Confermata la totale abolizione dell’abuso d’ufficio

Ma questo è solo l’ultimo atto di una riforma che, pezzo dopo pezzo, sta radicalmente modificando la Giustizia italiana e anche il suo rapporto con l’Informazione. Oltre all’abolizione del reato di abuso d’ufficio viene pesantemente ristretto il campo di azione del reato di traffico di influenze illecite. Non va meglio riavvolgendo il nastro del tempo, come fanno notare i rappresentanti del Movimento 5 Stelle in commissione Giustizia alla Camera Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso e Carla Giuliano, visto che non si possono dimenticare le norme che “hanno restituito i benefici penitenziari a corrotti e corruttori” quelle che hanno “impedito le intercettazioni a strascico sui reati contro la Pubblica amministrazione” e la riforma delle misure cautelari che comporterà che gli indagati da arrestare dovranno essere avvisati “cinque giorni prima”.

Il problema è che non è finita qui perché in vista c’è il ritorno alla prescrizione sostanziale e anche la realizzazione del sogno di Silvio Berlusconi di giungere all’agognata separazione delle carriere che Nordio ha già assicurato che arriverà “entro la primavera”. Tutte misure per le quali i Cinque Stelle spiegano che “questo è il governo Meloni: gli slogan sul pugno di ferro sono volati via come quelli sul blocco navale e tanti altri. Quel che rimane è un Paese che va dritto verso le autostrade spianate per i comitati d’affari”.