Vietato difendere Grillo. Dopo Beppe linciata pure la 5 Stelle Macina

La sottosegretaria M5s alla Giustizia Anna Macina oggetto di richieste di dimissioni per la sua intervista su Giulia Bongiorno e Salvini

Vietato difendere Grillo. Dopo Beppe linciata pure la 5 Stelle Macina

Quando martedì scorso su La Notizia ci siamo occupati del potenziale conflitto di interessi tra la senatrice della Lega Giulia Bongiorno e l’avvocatessa Giulia Bongiorno che difende la
presunta vittima del presunto stupro di cui è accusato il figlio di Beppe Grillo, non avremmo mai immaginato l’eco e soprattutto le polemiche che la questione avrebbe scatenato nel dibattito politico.

Vietato difendere Grillo

La sottosegretaria M5S alla Giustizia, Anna Macina, ieri ha ripreso, in un’intervista al Corriere della Sera, il tema da noi sollevato circa il doppio ruolo dell’ex ministra e senatrice
della Lega Bongiorno. La Macina però aggiunge un fatto in più. Chiedendosi se per caso l’avvocatessa abbia mostrato il video acquisito dalla Procura – che secondo Grillo scagionerebbe il figlio Ciro – al suo leader di partito Matteo Salvini. Che insieme alla Bongiorno ha annunciato querela contro la pentastellata.

Dice la sottosegretaria: “Sarebbe grave che si utilizzi per fini politici una vicenda in cui non si capisce se Bongiorno parla da difensore (che ha quel video), o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui è anche difensore. Mi ha gelato sentirla dire che porterà il video di Grillo in Tribunale. Lasciando intendere che il comportamento del papà ricadrà sul figlio. Cosa vuole fare, il processo alla famiglia? Rabbrividisco”. I soccorsi non si sono fatti attendere. E così tal Enrico Costa deputato di Azione, il micropartito di Carlo Calenda, tuona tempestoso. “La ministra Cartabia, che ha fatto del riserbo il suo stile, la cacci seduta stante (ieri nel tardo pomeriggio è avvenuto un incontro di chiarimento tra le due, ndr).

Mentre Gennaro Migliore, nato pantera e dopo un mirabile percorso di coerenza approdato al partito di Renzi che ha abolito l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, sentenzia: “La sottosegretaria Mancina ha violato gravemente i suoi doveri istituzionali”. Persino Maurizio Gasparri trasuda giustizialismo: “In un Paese normale, un sottosegretario alla Giustizia che rilascia un’intervista al principale quotidiano per attaccare l’avvocato di una ragazza vittima di stupro sarebbe stato già messo alla porta”. Lega, Forza Italia e Italia Viva chiedono le dimissioni della sottosegretaria.

Dopo Beppe linciata pure la 5 Stelle Macina

La Macina, dal canto suo ha dichiarato: “Le mie parole erano, e sono, un invito a sgombrare il campo da equivoci e ambiguità su una vicenda rispetto alla quale non mi sono mai permessa
di entrare nel merito ma che non deve essere politicizzata. Sono stupita dal polverone che ne è nato. Da parte mia nessuna accusa ma un semplice interrogativo. Sorto dopo alcune dichiarazioni a mezzo stampa del senatore Salvini. Solo la richiesta di chiarezza e trasparenza”.

Insomma, una bagarre buona solo a distogliere l’attenzione dal calvario di una campagna vaccinale che ancora arranca. Questa è la politica che i cittadini si meritano? Questo il senso
civico di Salvini, Berlusconi e Renzi (che ormai ha preso il posto della Meloni nella trimurti)? La Macina è una parlamentare, e in tale veste è legittimata ad esprimere dubbi in nome della Nazione che, Costituzione alla mano, rappresenta. Anche ponendo le stesse domande che molti comuni cittadini si staranno probabilmente ponendo.