Beppe Grillo come Silvio Berlusconi

di Fausto Cirillo

«Coraggio Beppe, quel che ti sta succedendo mi sta facendo rivivere ciò che è accaduto a me in questi anni. Purtroppo prosegue il sistema politico e dei poteri forti che preferisce sempre criminalizzare i propri avversari politici, piuttosto che confrontarsi nel merito con essi. Io sono a quota 363 processi, tu solo a due, ma ti auguro di non raggiungermi». No, sbagliate di grosso. A recapitare questo messaggio di solidarietà al leader del M5S non è stato Silvio Berlusconi, aggredito dai magistrati non appena decise di scendere in campo nel lontano 1994, ma uno dei suoi più fieri avversari sul fronte del giustizialismo: l’ex pm Antonio Di Pietro. Un tipico paradosso italiano a margine della notizia del giorno: l’attacco simultanee di alcune Procure contro l’ex comico, al quale peraltro vengono contestati reati strettamente connessi alle sue iniziative politiche.

Indagini e processo
Il gruppo Terrorismo della procura di Genova (composto dall’aggiunto Nicola Piacente e dai sostituti Federico Manotti e Silvio Franz) ha infatti riunito in un unico fascicolo, per competenza territoriale, quelli nel frattempo aperti dalle procure di Roma, Bergamo e Teramo in cui si ipotizza a carico del leader pentastellato la violazione dell’articolo 266 del codice penale, ovvero “L’istigazione a militari a disobbedire alle leggi”. Il fascicolo romano poggia su due esposti, di cui uno firmato dal coordinatore dei giovani del Pd e parlamentare Fausto Raciti, che stigmatizzano la lettera aperta che Grillo scrisse lo scorso 10 dicembre sul suo blog invitando i vertici di polizia, carabinieri ed esercito a «non proteggere più questa classe politica». I magistrati del capoluogo ligure restano molto prudenti sul possibile esito della loro iniziativa. «Stiamo valutando» il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce. «Oltre al bianco e al nero, c’è anche il grigio. Ci sono arrivati atti da vari uffici d’Italia. I tempi della decisione potrebbero anche essere brevi, qualche giorno».
Nel frattempo i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino della procura di Torino non mostrano altrettanta esitazione, avendo richiesto per l’ex comico – nell’ambito di un processo contro 20 attivisti No Tav – una condanna a 9 mesi di reclusione per la violazione dei sigilli di un edificio posto sotto sequestro. L’episodio risale al 2010 quando Grillo insieme a un gruppo di manifestanti si recò alla baita in Clarea, ancora in costruzione ma abusiva. Improvvisò un breve comizio e si fece accompagnare all’interno del locale nonostante la diffida del comandante dei carabinieri della compagnia di Susa.

Il silenzio degli avversari
Ieri Grillo ha preferito restare concentrato nella sua quotidiana attività di denuncia delle malefatte di Napolitano, Letta e Renzi. A commentare l’accaduto sono stati così alcuni pentastellati. «È strano vedere come proprio in quest’ultima settimana si intensifichino gli attacchi al Movimento. Vedremo le carte, speriamo che non ci sia sotto nulla…» ha detto l’ex capogruppo alla Camera Alessio Villarosa. «Quel giorno eravamo in tanti… condannateci tutti» si è immolata su Facebook la deputata Laura Castelli. «Le altre forze politiche tentano di farsi spazio con le intimidazioni» ha denunciato il capogruppo al Senato Maurizio Santangelo. La sintesi più efficace è stata però quella del del deputato Andrea Colletti: «Ci vogliono davvero far vincere le elezioni..». Sarà forse per questo motivo che tutti gli avversari del M5S hanno preferito tacere: con capi di imputazione tutto sommato così marginali il rischio è proprio quello di trasformare il loro avversario in una vittima dell’accanimento giustiziaro, con conseguente robusto incremento del suo bottino elettorale. In tutti questi anni il caso Berlusconi qualcosa ha insegnato …