di Angelo Perfetti
La Cassazione ha condannato definitivamente Mediaset a pagare, ma nei prossimi giorni sarà Mondadori a restituire dei soldi al Biscione. Il paradosso deriva dal fatto che Fininvest in realtà ha già trasferito a Cir i 564,2 milioni di euro che la Corte di Appello di Milano le aveva imposto di pagare per il Lodo Mondadori. Ma la società ha sempre considerato la somma ‘’un trasferimento di liquidità non definitivo’’, assimilabile a ‘’un deposito cauzionale’’ in quanto valutava ‘’più che probabile il buon esito del ricorso per Cassazione’’ sulla base ‘’del parere dei propri legali’’ e supportata ‘’da pareri giuridico/contabili di autorevoli professionisti indipendenti’’. Insomma quei soldi erano considerati da Fininvest ancora suoi. Pur non avendoli più nella propria disponibilità. Mediaset, dunque, non morirà oggi a causa dell’improvvisa mancanza di liquidità semplicemente perché quei soldi li ha già tolti dalle casse. Anzi, nelle casse torneranno circa 23 milioni di euro frutto di un taglio effettuato dalla Suprema Corte sulla cifra liquidata dai giudici e pari a 564,2 milioni di euro. Alla Cir resteranno 494 milioni di euro.
Il patrimonio Fininvest
La sentenza della Cassazione taglierà di circa un sesto il patrimonio netto di Fininvest. Una ‘mazzata’ per Silvio Berlusconi e i figli, che controllano la holding attraverso una serie di società, ma non abbastanza per mettere a repentaglio la solidità di una finanziaria che, in base ai dati del bilancio 2012, dispone di un patrimonio netto di 2.437 milioni di euro a fronte di 282 milioni di debiti. Ora la società presieduta da Marina Berlusconi dovrà contabilizzare come una perdita il risarcimento, peraltro ridotto dopo la sentenza della Cassazione, mettendo così una seria ipoteca sui conti del 2013, dopo che già il 2012 si è chiuso con un rosso civilistico di 193 milioni. La società – per offrire ai creditori la possibilità di valutare gli effetti di una condanna che considerava ‘’altamente improbabile’’ – aveva comunque costituito una riserva indisponibile del patrimonio netto di 409 milioni di euro ‘’coincidente con la somma pagata a Cir al netto della relativa componente fiscale’’. Il patrimonio netto di Fininvest, anche decurtato della riserva indisponibile, è pari a oltre sette volte il totale dei debiti (e a dieci volte l’indebitamento bancario). Quanto alla liquidità, a fine 2012, Fininvest aveva circa 200 milioni depositati su conti correnti oltre a 770 milioni di affidamenti a breve termine presso il sistema bancario non ancora utilizzati.
Vigilia del voto
Alla vigilia del voto della Giunta sulla decadenza dalla carica di senatore, dunque, l’ultima tegola per Silvio Berlusconi arriva dalla Corte di Cassazione. Per i giudici della Terza sezione della Corte di Cassazione la “responsabilità del fatto corruttivo è imputabile anche al dottor Berlusconi”. Corruzione verso toghe che, dicono i giudici di Cassazione, era Cesare Previti ad attuare nella sua veste di legale “organicamente” inserito nella società Fininvest. In un solo concetto: non poteva non sapere.
Le reazioni politiche
Il vicepremier Alfano parla di una “sentenza spropositata nella sua dimensione”, che “chiede un risarcimento enorme e conferma l’attacco politico a Silvio Berlusconi, ai suoi diritti e alla sua carriera imprenditoriale. Si vuole andare a colpire Berlusconi in misura enorme e questo è la conferma dei sospetti che lo stesso ex premier ha sempre avuto”. Per l’ex ministro Prestigiacomo “l’accerchiamento di alcuni magistrati militanti si stringe sempre di più attorno all’odiato nemico politico, Silvio Berlusconi”.
Le reazioni del mercato
Il vero botto lo hanno fatto Cir (+6,89% a 1,22 euro) e Cofide (+8,33% a 0,6 euro), le holding che fanno capo alla famiglia De Benedetti, dopo la sentenza della Cassazione sul Lodo Mondadori, che ha respinto il ricorso di Fininvest. In calo Mediaset (-0,59%) e stabile Mondadori (+0,09%), che non sono però parti in causa del procedimento.
L’ultimo videomessaggio prima della condanna
di Lapo Mazzei
Un video messaggio che appare e scompare, finendo con l’assomigliare sempre più all’araba fenice. Un ricorso in Cassazione che ha tutto il sapore dell’ultima spiaggia. Un lodo che mira a riportare al punto di partenza le lancette dell’orologio della giunta del senato. E poi un Paese che da tutta l’impressione di voler voltare lo sguardo da un’altra parte, nella consapevolezza che le emergenze siano ben altre e non il caso Berlusconi. E così alla vigilia del voto della giunta del Senato, primo step verso la decadenza da senatore dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il mosaico che si va componendo in queste ore si va facendo sempre più ampio e articolato.
I sondaggi
Partiamo dall’umore degli italiani, ovviamente parziale e puramente indicativo trattandosi di un sondaggio. Secondo l’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis per la trasmissione Otto e Mezzo (il programma de La7 condotto da Lilly Gruber) sei italiani su dieci ritengono che sia giusto che Berlusconi decada da senatore. Di parere diverso è poco meno di un terzo dei cittadini. A dichiararsi favorevoli alla decadenza dell’ex premier da Palazzo Madama è oltre il 90% degli elettori di Pd e M5S. Ritiene giusta l’applicazione della legge Severino, dopo la condanna in terzo grado, appena l’8% degli elettori del Popolo della Libertà. Meno netta appare l’opinione degli italiani sul futuro politico del fondatore di Forza Italia e del Pdl: se il 54% considera opportuno un ritiro dalla vita politica, il 37% dei cittadini ritiene invece che Berlusconi, pur decadendo da senatore, debba mantenere comunque la leadership del suo partito. Infine il 59% di quanti hanno votato Pdl alle ultime elezioni ritiene opportuno che il partito mantenga l’appoggio al Governo Letta, mentre il 34% vorrebbe togliere la fiducia con le dimissioni dei ministri dall’Esecutivo per puntare a nuove elezioni. L’ipotesi di un ritorno alle urne non appassiona gli italiani: pur amando poco le larghe intese, il 58% degli elettori, intervistati dall’Istituto diretto da Pietro Vento, non ritiene oggi utili le elezioni anticipate. Un quadro, quello appena illustrato, che non si discosterebbe molto da quello arrivato sul tavolo del Cavaliere in questi giorni e che avrebbe indotto falchi e colombe del Pdl a più miti consigli. Esaurito il capitolo dei numeri avanti con il resto. L’atteso videomessaggio del Cav sarebbe già stato registrato, ma avrebbe bisogno ancora di qualche ritocco, così la sua messa in onda è stata posticipata ad oggi, giusto prima del voto in Giunta elezioni e immunità del Senato sulla decadenza del leader del Pdl dopo la sentenza che ha reso definitiva la condanna per frode fiscale. Un pronunciamento che il Cavaliere e i suoi legali hanno sempre criticato e contestato e contro cui hanno deciso ora di ricorrere chiamando in causa i giudici che l’hanno deliberato. Per i legali di Berlusconi, Maurizio Benedettini e Daniele Morelli, c’è stato un difetto di composizione del collegio giudicante e per questo hanno presentato un ricorso alla stessa Cassazione. Il testo è stato depositato anche alla Giunta del Senato per chiedere lo stop dei lavori in attesa di un pronunciamento definitivo.
Mistero sul contenuto
Quanto al contenuto videomessaggio, il Cavaliere – secondo le ultime indiscrezioni – non apre la crisi, ma critica i magistrati e lancia Forza Italia 2.0, passando anche per l’esortazione ai ministri del Pdl a continuare il proprio lavoro all’interno delle larghe intese.
Le critiche
Al di là dei contenuti il messaggio agli italiani non piace affatto ai grillini. Michele Giarrusso, capogruppo del Movimento 5 Stelle in giunta per le Immunità del Senato osserva che “non sono cose che fanno bene al nostro Paese. Berlusconi dovrebbe farsi da parte in silenzio”. Giarrusso difende la richiesta del M5S di modificare il regolamento del Senato, prevedendo in aula il voto palese. “Noi abbiamo chiesto questa modifica presentando la nostra proposta alla giunta per il regolamento. E se più gruppi lo chiederanno, il presidente Grasso non potrà che prenderne atto”. Sull’accusa lanciata dai grillini al Pd, secondo la quale i Democratici potrebbero salvare Berlusconi nel segreto dell’urna, Giarrusso ribadisce di aver ascoltato “questo timore da senatori democratici come Laura Puppato e Felice Casson”.E poi c’è il capitolo del “Lodo Buemi”, già bocciato dal presidente della Giunta per le elezioni del Senato, Dario Stefàno. L’idea dell’esponente socialista sarebbe quella di far dichiarare decaduto Berlusconi non per la legge Severino, ma per l’interdizione dai pubblici uffici conseguente alla condanna passata in giudicato. Un’idea, a dire il vero, che avrebbero avanzato anche alcuni esponenti del Pdl, senza essere ascoltati. Stefano ha reputato “non accoglibile, infondata perché fuori dal regolamento della Giunta e del Senato” la proposta del socialista Enrico Buemi. E così oggi la giunta dovrebbe arrivare al voto, seguendo il percorso già prestabilito in partenza. A completare il quadro ci pensa l’ex ministro della Giustizia Paola Severino – “Oggi decide il Parlamento, mi sembrerebbe estremamente inopportuno intervenire”, dice l’ex Guardasigilli, “l’ha già detto il ministro Cancellieri, con cui sono completamente d’accordo. Eravamo d’accordo anche quando tutti insieme, con il presidente Monti, Cancellieri e Patroni Griffi, dopo un lungo e accurato approfondimento, abbiamo varato la legge”. “Quando si fa una legge” , ha chiosato la Severino, “si crede a quello che si fa. Adesso la sua applicazione spetta al Parlamento”. E oggi la palla passa alla giunta.