Cairo scarica Santoro: “Innovazione? Bisogna capire il momento”. Niente cambio di palinsesti. Servizio pubblico ai box. E il teletribuno bussa a Sky

Michele Santoro parcheggia Servizio pubblico ai box. Bisogna avere idee nuove per dare uno scossone alla lenta agonia che stanno vivendo i talk politici in tv. E Santoro è un animale da palcoscenico e quindi sa fiutare il momento. «Ho tante idee, ma devo avere la possibilità di realizzarle – ha detto l’anchorman lanciandosi sul mercato – mi rivolgerò a La7, alla Rai, a Sky. Mi auguravo che La7 diventasse il cavallo più veloce di tutta la televisione italiana ma l’innovazione ha avuto scarsi margini. Cairo non ha mai ostacolato Servizio Pubblico, ma la sua gestione è razionale, attenta ai conti. Uno come lui dovrebbe, forse, lanciare un guanto di sfida, investendo risorse su progetti nuovi».

LA REPLICA

Dopo la botta di Santoro non si è fatta aspettare la risposta del patron di La7. «Noi siamo ben felici di fare innovazione in tv – ha sottolineato Cairo – E se Santoro ha delle idee innovative da proporci, saremo ben lieti di ascoltarle. La7 era una televisione che perdeva 100 milioni di euro all’anno. Io, come editore, mi sono prefissato di sistemare i conti di La7 senza licenziare nessuno. Quindi innovazione sì, ma bisogna pure capire il momento. Stravolgere i palinsesti non mi sembra una buona idea, c’è il rischio di perdere pubblico senza trovarne del nuovo. Santoro ha innovato molto il mondo della tv in passato. E se ha idee innovative, saremo ben felici di innovare insieme con lui anche in futuro». Mina direbbe: “e sottolineo se…”. Quel se di Cairo la dice lunga: il capitolo Santoro è già archiviato. A questo punto il divorzio sembra inevitabile. Quindi all’anchorman del giovedì restano la Rai e Sky. Più la seconda, visto che il teletribuno ha bisogno di budget.

LA CRISI DEI TALK

Servizio pubblico chiude i battenti e Announo li apre per 4 settimane (giovedì la prima). Ma i talk politici sono in crisi di ascolti. Secondo Santoro però non è così: è l’intero sistema televisivo nazionale a vivere un momento di difficoltà, con budget inadeguati per realizzare programmi innovativi. «È una situazione d’inflazione – spiega il conduttore – abbiamo pochi ospiti e sempre gli stessi, a dimostrazione di una crescita assurda nella offerta politica in un momento di domanda molto bassa. Persino i programmi del mattino hanno assunto la medesima forma dei talk show».