Cambiamento climatico e salute, l’Italia paga il prezzo più alto dell’inazione: l’allarme del report Lancet 2025

Il report 2025 della Lancet Commission denuncia l’impatto del cambiamento climatico sulla salute in Italia: 7.400 morti l’anno

Cambiamento climatico e salute, l’Italia paga il prezzo più alto dell’inazione: l’allarme del report Lancet 2025

L’Italia è tra i Paesi europei che stanno pagando più caro il prezzo del cambiamento climatico. A dirlo è il report 2025 della Lancet Commission su cambiamenti climatici e salute, secondo cui l’inazione politica e il ritardo nella transizione ecologica stanno già avendo conseguenze gravi sulla vita e sul benessere dei cittadini.

Secondo i dati diffusi da Medici per l’Ambiente, nel nostro Paese il riscaldamento globale causa ogni anno oltre 7.400 decessi legati all’aumento delle temperature, più del doppio rispetto agli anni Novanta. A questo si aggiunge l’impatto dell’inquinamento atmosferico: tra il 2019 e il 2023 quasi il 99% della popolazione italiana è stato esposto a livelli di PM10 superiori ai limiti fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Il report evidenzia anche l’aumento dei rischi ambientali: gli incendi boschivi provocano una media di 1.100 morti l’anno, con giorni ad alto rischio cresciuti del 12% rispetto al decennio 2003-2012. Oltre il 60% del territorio nazionale ha sperimentato almeno un mese di siccità estrema ogni anno tra il 2020 e il 2024, contro appena il 13% degli anni Cinquanta.

Clima e salute, l’Italia paga il prezzo più alto dell’inazione: l’allarme del report Lancet 2025

“Mentre i cittadini e i ricercatori chiedono interventi urgenti, le decisioni politiche ed economiche restano assenti o inefficaci”, denunciano i Medici per l’Ambiente. Eppure, l’Italia continua a sovvenzionare i combustibili fossili per 30,2 miliardi di dollari, pari al 15,5% della spesa sanitaria nazionale.

Nel 2022 il nostro Paese ha inoltre registrato il più alto tasso europeo di mortalità legata all’inquinamento da combustibili fossili, con 63.700 decessi da PM2.5, di cui 27.800 attribuiti ai carburanti fossili e 19.900 alla biomassa domestica. Anche l’alimentazione incide: le diete ricche di carne e latticini e povere di vegetali sono associate a oltre 113.000 morti l’anno.

Il consumo di suolo continua a peggiorare: nel solo 2023 sono andati persi più di 44.000 ettari di copertura arborea, mentre le grandi città restano carenti di verde urbano.

Per la Lancet Commission, il messaggio è chiaro: ogni giorno di ritardo nella lotta al cambiamento climatico si traduce in nuove vittime e nuovi costi sociali. Ignorare i dati, oggi, significa assumersi una responsabilità non solo ambientale, ma anche etica e civile.