Il conflitto tra Cambogia e Thailandia continua ad aggravarsi, con il quinto giorno consecutivo di bombardamenti lungo il confine. Nonostante le speranze per un cessate il fuoco, i combattimenti non si sono fermati, nemmeno a poche ore dall’incontro previsto oggi a Kuala Lumpur tra i leader delle due nazioni, mediato dal primo ministro malese Anwar Ibrahim in qualità di presidente di turno dell’ASEAN.
Secondo quanto riportato da Nikkei Asia, i bilanci aggiornati parlano di almeno 34 vittime e oltre 270.000 persone costrette a lasciare le proprie case a causa degli scontri. Entrambe le parti si accusano reciprocamente di aver inasprito il conflitto, che si concentra soprattutto nelle aree sensibili intorno ai templi di Ta Moan Thom e Ta Krabey, siti storici e religiosi contesi da anni e oggetto di un ricorso pendente presso la Corte Internazionale di Giustizia.
Cresce la tensione prima dei negoziati
L’incontro a Kuala Lumpur rappresenta un tentativo cruciale di porre fine alle ostilità. Parteciperanno il primo ministro cambogiano Hun Manet e il premier thailandese ad interim Phumtham Wechayachai. Quest’ultimo, poco prima della partenza per la capitale malese, ha dichiarato di aver parlato con i vertici militari e ha puntato il dito contro Phnom Penh: “La questione fondamentale è vedere un’intenzione sincera da parte della Cambogia di cessare il fuoco. Ma al momento continuano a usare armi pesanti contro il nostro territorio”.
Anche il generale di divisione cambogiano Maly Socheata ha accusato Bangkok di intensificare gli attacchi, in particolare con bombardamenti sull’area di Preah Vihear, dove sarebbero state impiegate bombe contenenti “fumo tossico” nei pressi del posto di controllo di An Ses e nella zona di Phnom Khmouch.
Pressione internazionale: Trump minaccia ritorsioni commerciali
Sul piano diplomatico, si registra un’intensificazione della pressione da parte degli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha avuto colloqui telefonici con entrambi i leader coinvolti, invitandoli a fermare immediatamente le ostilità. “Non firmeremo nessun nuovo accordo commerciale finché i combattimenti non saranno cessati”, ha dichiarato. Dal primo agosto, infatti, dovrebbero scattare dazi reciproci del 36% sulle esportazioni cambogiane e thailandesi verso gli Stati Uniti.
Il segretario di Stato americano Marco Rubio, presente in Malaysia, ha assicurato che funzionari del Dipartimento di Stato sono pronti a offrire supporto ai negoziati: “Stiamo monitorando la situazione da vicino, vogliamo che questo conflitto finisca il prima possibile”, ha detto in una nota.
La mediazione ASEAN in un clima ostile
La presidenza malese dell’ASEAN, sotto la guida di Anwar Ibrahim, sta tentando di favorire il dialogo in un contesto sempre più teso. “Il ministero degli Esteri sta lavorando tutta la notte – ha dichiarato ieri sera – ma non è facile negoziare quando si continua a sparare e combattere”.
La sfida diplomatica appare particolarmente complessa, anche per la forte carica simbolica dei luoghi coinvolti. I templi di Ta Moan Thom, Ta Krabey e Preah Vihear sono monumenti storici legati all’identità nazionale di entrambi i Paesi, già al centro di dispute armate nel 2008 e nel 2011.