Cannabis, il Tar smentisce il governo. Stop al decreto che bloccava i prodotti per uso orale

Cannabis, il Tar ha sospeso per ora gli effetti del decreto del governo della Meloni che aveva vietato i prodotti per uso orale.

Cannabis, il Tar smentisce il governo. Stop al decreto che bloccava i prodotti per uso orale

Cannabis, il Tar ha sospeso, per ora, gli effetti del decreto del governo Meloni che vietava la commercializzazione dei prodotti per uso orale.

Cannabis, il Tar smentisce il governo

Il Tar del Lazio ha smentito il governo sul decreto contro la commercializzazione dei prodotti cannabis per uso orale. Infatti, fino all’udienza del prossimo 16 gennaio 2024, sono sospesi gli effetti del decreto del governo Meloni  che prevede l’inserimento nella tabella dei medicinali contenenti stupefacenti dei prodotti a base di cannabinoidi (Cbd) per uso orale, vietandone la vendita.

Sempre il Tar del Lazio aveva accolto la richiesta di sospendere il decreto del ministero della Salute del 7 agosto scorso con cui era stato disposto l’inserimento delle “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo” ottenuto da estratti di Cannabis nella tabella dei medicinali, contenuta nel Testo unico sugli stupefacenti, vietandone quindi la vendita nei negozi. A renderlo noto è l’associazione Ici, Imprenditori Canapa Italia, che martedì scorso aveva depositato un ricorso al Tar.

Stop al decreto che bloccava i prodotti per uso orale

Il tribunale amministrativo ha spiegato che “la motivazione appare priva della richiesta integrazione istruttoria e non sufficientemente chiara in ordine al dirimente profilo degli “accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica”. Il Tar si impegna poi, con la sospensione, a fissare a breve un giudizio nel merito “in ragione della rilevanza della questione alla prima udienza pubblica disponibile da calendario della sezione”. Il Tar ha rilevato infatti che “non appaiano configurarsi, allo stato di fatto, imminenti rischi per la tutela della salute pubblica”.

Inoltre, scrivono sempre i giudici, “si prospettano come fondati, sia pure a un sommario esame, i vizi di carenza istruttoria e di vizio di motivazione” sollevati nel ricorso, e “gli effetti del decreto gravato non appaiono risolversi in un mero pregiudizio economico, ma sembrano comportare, altresì, importanti ricadute in termini di riorganizzazione e di riassetto, onde non incorrere in responsabilità tra cui in particolare quella penale, degli operatori di un intero settore nei quali la stessa incertezza delle scelte amministrative ha ingenerato un legittimo affidamento”.