Le Lettere

Carlo III, un film già visto

Ma quanta gente ha seguito in tv l’incoronazione di Carlo III d’Inghilterra? Davvero c’è ancora chi si beve queste favole in “full colour”?
Emilia Bruni
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Gentile lettrice, quaranta o trenta anni fa queste scenografie colorate e sfarzose quanto i film kolossal in costume potevano avere e anzi avevano il loro fascino. L’apice di questo genere televisivo fu toccato dal matrimonio di Carlo e Diana nel 1981, e poi purtroppo anche dal funerale di Lady D nel ’97, con i presenti in lacrime, la struggente “Candle in the Wind” cantata da Elton John e tutto il resto. Furono pezzi di televisione indimenticabili per la nostra generazione. La tv a colori era stata una conquista degli anni ’70 (prima era in bianco e nero) e solo verso la fine del decennio essa ebbe una diffusione quasi totale nelle case, in Inghilterra come in Italia. Un tempismo perfetto: la capacità di riprodurre il colore fu determinante nel successo di questo genere di spettacolo. Le guardie a cavallo con le giubbe rosse e l’elmo dorato con pennacchio, altri cavalleggeri col colbacco nero di pelliccia, le cornamuse scozzesi, le carrozze cariche di decorazioni in oro, le maestose navate di Westminster, l’arrivo degli ospiti, i capi di governo, le teste coronate, l’aristocrazia varia, i cappelli stravaganti delle signore, e poi l’arcivescovo di Canterbury con la sua ieratica solennità. Tutto questo francamente oggi ha stufato, o almeno ha stancato quelli della nostra generazione, perché noi abbiamo visto le puntate precedenti e non è più la stessa cosa. È come per i film di 007: chi ha visto quelli con Sean Connery trova insipidi tutti gli altri.

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