Caro benzina, l’idea di Meloni per ridurre i prezzi: spunta l’ipotesi compensazione, cos’è e cosa cambia

Contro il caro benzina, la presidente del Consiglio Meloni pensa a un intervento attraverso un sistema di compensazione: cosa vuol dire?

Caro benzina, l’idea di Meloni per ridurre i prezzi: spunta l’ipotesi compensazione, cos’è e cosa cambia

Il problema, per il governo Meloni, è soprattutto a medio termine. La manovra d’autunno preoccupa la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che in vista delle elezioni europee del 2024 sperava in una legge di Bilancio più elettorale. e il caro benzina è un ulteriore ostacolo ai suoi obiettivi.

L’esecutivo è in cerca di risorse e lo ha dimostrato con la tassa sugli extraprofitti delle banche. Che non può essere cancellata né ulteriormente ridimensionata, se non con piccoli interventi di limatura. Sui carburanti, però, il problema c’è ed è più complicato da affrontare, anche in termini di risorse a rischio.

Il timore del governo è che i rialzi non siano terminati. La speranza è che a fine agosto si fermino, con lo stop all’esodo estivo. Ma non può comunque essere escluso un intervento per aiutare i cittadini, se necessario. Il primo Consiglio dei ministri utile, formalmente, è quello del 28 agosto, quindi sembra difficile un intervento prima di quella data. Ma dopo, eventualmente, cosa potrebbe fare il governo contro il caro benzina?

Caro benzina, cosa farà il governo: dalle accise alla compensazione

Meloni ha più volte spiegato (e rivendicato) perché non ha voluto confermare il taglio delle accise che aveva introdotto il governo Draghi. Il costo della benzina era rimasto sotto controllo, ma gli ultimi rialzi – con prezzi superiori ai 2 euro al litro in autostrada – preoccupano: su questo tema i sondaggi possono pesare e il consenso può scendere. 

Per questo la presidente del Consiglio sta pensando a qualche possibile intervento. Innanzitutto si ipotizza, secondo quanto riporta la Repubblica, un sistema di compensazione mirata, con un tetto al costo della benzina.

Per esempio si potrebbe agire attraverso una leva che riduca il prezzo in alcune regioni, soprattutto quelle del Sud, dove il rialzo dipende anche dalla scarsa concorrenza e dalle poche forniture. In caso estremo c’è anche un’altra soluzione al vaglio: l’abolizione di qualche voce, mirata, delle accise. Strada che comunque il governo vorrebbe evitare di percorrere.