C’è uno Schettino anche in Corea

C’è un caso Schettino pure in Corea del Sud.

Non solo abbandonò tra i primi il traghetto sud-coreano «Sewol», affondato due giorni fa con 477 passeggeri a bordo tra cui 352 studenti, ma al momento in cui la nave si rovesciò nemmeno era al timone il comandante, 69enne, Lee Joon-seok: la notizia è stata diffusa dal procuratore che segue l’inchiesta sulla sciagura, Pak Jae-eok.

«Era sul retro», si è limitato ad aggiungere il magistrato. Intanto, più di 48 ore dopo il naufragio, proseguono le ricerche dei dispersi, ma le condizioni meteorologiche mutevoli, le forti correnti e la visibilità quasi nulla ostacolano pesantemente il lavoro degli oltre cinquecento sommozzatori impegnati nelle ricerche dei dispersi, che non sono ancora riusciti ad aprirsi un varco per entrare nel relitto.

 E la tragica vicenda dell’affondamento registra anche un’altra morte: è stato trovato impiccato in Corea del Sud il vicepreside della scuola superiore i cui studenti viaggiavano a bordo del traghetto naufragato. Sulla nave viaggiavano 475 persone, tra cui appunto 325 studenti della scuola superiore Danwon di Ansan, vicino la capitale Seul, che stavano andando in gita sull’isola di Jeju.

Il vicepreside, che è stato identificato solo con il cognome Kang, era stato salvato dal traghetto ed è stato trovato impiccato a un albero sull’isola di Jindo, dove sono stati portati i passeggeri sopravvissuti. La notizia è stata diffusa da un funzionario di polizia coperto dall’anonimato e giunge mentre proseguono le operazioni di soccorso nel tentativo di trovare altre persone vive.

Secondo quanto riferito dalla guardia costiera, sono saliti a 28 i morti accertati del naufragio.

I dispersi sono adesso 268. La maggior parte dei corpi è stata recuperata nelle acque intorno al relitto e non dentro la nave, poiché le correnti e il maltempo hanno ostacolato i tentativi dei sub di entrare nell’imbarcazione.