Censura a Repubblica, sfiduciato il direttore Molinari

Nel mirino del Cdr le centomila copie di Affari&Finanza spedite al macero da Molinari per un pezzo sgradito all'editore.

Censura a Repubblica, sfiduciato il direttore Molinari

Venti di guerra a largo Fochetti dove la frattura tra il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, e la sua redazione è arrivata a un punto di non ritorno. I rapporti erano già tesi da tempo, ma stavolta la faccenda è più seria del solito, perché a chiedere la testa del direttore è stata la sua stessa redazione, con una mozione di sfiducia votata in serata dal Cdr con con 164 sì, 55 no e 35 astenuti e l’annuncio del ritiro delle firme per 24 ore.

Nel mirino del Cdr le centomila copie di Affari&Finanza spedite al macero da Molina per un pezzo sgradito all’editore

Molinari, secondo quanto ha rivelato il Fatto Quotidiano, ha spedito letteralmente al macero centomila copie dell’inserto Affari&Finanza, quello in edicola oggi, perché conteneva un articolo sgradito sugli asset Roma-Parigi, tra cui il ruolo del governo italiano nell’affaire Stellantis.

L’intervento del direttore è arrivato nella notte con la decisione di mettere al posto dell’apertura di pagina, firmata da Giovanni Pons, un pezzo del vicedirettore Walter Galbiati con un vistoso intervento su titolo (da “Affari ad alta tensione sull’asse Roma-Parigi” a “Affari ad alta tensione sul fronte Roma-Parigi”), ma anche sul catenaccio e nel testo. Apriti cielo.

L’articolo riguardava gli asset Roma-Parigi, tra cui il ruolo del governo italiano nell’affaire Stellantis

“Il direttore ha la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale che dirige, ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega, soprattutto se concordato con la redazione” tuonano i giornalisti di Repubblica che parlano di un “precedente che mette in discussione, per il futuro, il valore del nostro lavoro”. Il Cdr considera grave che l’intervento “abbia portato a bloccare la stampa del giornale”, dopo che la direzione aveva già dato il via libera, oltre “lo spreco di tempo e di risorse per la ristampa”.