Impiccagioni, fucilazioni e gambizzazioni. C’era anche questo nelle chat dei No Vax indagati. Uno di loro voleva gettare l’acido contro le forze dell’ordine. Tra gli obiettivi anche le abitazioni di Draghi e Cirio

Ai 18 No Vax indagati dalla Procura di Torino non viene contestato alcun reato materiale, bensì l'istigazione a delinquere e a disobbedire le leggi.

Impiccagioni, fucilazioni e gambizzazioni. C’era anche questo nelle chat dei No Vax indagati. Uno di loro voleva gettare l’acido contro le forze dell’ordine. Tra gli obiettivi anche le abitazioni di Draghi e Cirio

Sono diciotto gli indagati, ed altrettante le perquisizioni, eseguite in queste ore in mezza Italia nel mondo No Vax, nell’ambito di un’indagine della procura di Torino (leggi l’articolo). Nessun reato materiale viene contestato, bensì istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire le leggi. Il tutto avveniva tramite il gruppo Telegram “Basta dittatura”, che arrivò ad avere 40mila follower.

Il gruppo, dopo la chiusura del canale a fine settembre, poiché incitava alla violenza infrangendo dunque le policy di utilizzo (leggi l’articolo), era rinato in “Basta dittature – Proteste”, che conta circa ottomila No Vax iscritti. Stamane sono state eseguite tre perquisizioni a Torino, due a Brescia e poi una rispettivamente a: Ancona, Cremona, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Padova, Pescara, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste e Varese.

Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti coltelli, una balestra, un passaporto d’epoca e a Palermo una tanica di acido. Proprio l’attivista siciliano, incitava all’utilizzo di acidi contro le forze dell’ordine, e averne ritrovato nella sua abitazione, spiegano fonti investigative torinesi, conferma i rischi di questa chat. Il gruppo di No Vax, tuttavia, non avrebbe legami con i movimenti di estrema destra, né con gli scontri avvenuti a Torino.

Per due degli indagati, è scattato il foglio di via da parte del questore di Torino. In rete finiva un po’ di tutto, insulti e minacce a Mario Draghi (leggi l’articolo), con tanto di indicazione sull’ubicazione della sua casa di campagna a Città della Pieve. Stesse modalità per la casa del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio e la sua abitazione ad Alba. Virologi, giornalisti e molti altri erano al centro delle invettive, che però non hanno mai portato a nulla di concreto.

A minacce che comprendevano “impiccagioni”, “fucilazioni”, “gambizzazioni” e allusioni dirette a “nuove marce su Roma” e al terrorismo, non si è fatto seguito. I reati sono quindi solo legati ai contenuti della chat, ecco perché sono stati sequestrati device e altro nelle abitazioni degli indagati, nonostante la mancata collaborazione da parte di Telegram. Alcuni degli indagati hanno precedenti, ma non per reati gravi.

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