Che batosta per Meloni: crolla il Pil e la crescita nel 2023 scende molto al di sotto delle aspettative

La recessione ora fa paura: l'Istat certifica il crollo del Pil con una crescita per il 2023 molto più bassa del previsto. E Meloni trema.

Che batosta per Meloni: crolla il Pil e la crescita nel 2023 scende molto al di sotto delle aspettative

Sembrava difficile che andasse peggio di quanto già era stato prospettato negli scorsi mesi. E invece i dati dell’Istat sul secondo trimestre del 2023 sono persino più catastrofici di quanto inizialmente stimato. L’istituto di statistica ha rivisto al ribasso la stima preliminare e il Pil è diminuito dello 0,4%.

Le precedenti previsioni vedevano un calo del Pil dello 0,3% a livello congiunturale, ma alla fine l’economia italiana ha frenato più del previsto, con un calo dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Male anche il dato sulla crescita tendenziale: doveva essere dello 0,6% e invece si ferma solamente allo 0,4%. 

Frena l’economia italiana, la crescita è finita e il Pil crolla

L’altro dato molto negativo per l’Italia e per il governo, soprattutto in vista della manovra, riguarda la variazione acquisita del Pil per il 2023. Alla luce dei dati aggiornati al secondo trimestre, la crescita acquisita è dello 0,7%. Anche in questo caso la stima di fine luglio viene rivista al ribasso: era +0,8%.

Ricordiamo che la variazione acquisita è quella del Pil che si avrebbe se nei restanti trimestri dell’anno si registrasse una variazione congiunturale nulla. Il vero problema, in questo caso, è che solo in primavera il governo stimava una crescita nel 2023 pari almeno all’1%. Stime prudenziali, dicevano, sostenendo che in realtà ci si attendeva una crescita anche superiore a quel dato. Invece le cose sono andate molto peggio e per la manovra si apre un buco ancora più grande da sanare per il governo Meloni.

Perché frena il Pil in Italia

La flessione del Pil è dovuta soprattutto all’andamento della domanda interna, mentre quella estera ha tenuto con un contributo di fatto nullo. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto lo 0,7% al Pil, mentre è nullo il contributo dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private. Scendono gli investimenti fissi lordi e la spesa delle amministrazioni pubbliche. Calano dello 0,3% i consumi finali nazionali e dell’1,8% gli investimenti fissi lordi. 

L’Istat spiega che a “determinare la flessione del Pil è stata soprattutto la domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera ha fornito un contributo nullo”.

La crescita italiana peggiore dei partner europei

Nel secondo trimestre la frenata dell’economia italiana è stata senza dubbio peggiore rispetto a quella della media europea e dei principali partner. A Roma si è registrato un Pil in calo dello 0,4%, mentre l’andamento è stato ben diverso altrove.

Partiamo dagli Stati Uniti, dove la crescita è stata dello 0,6%. Simile il dato della Francia (+0,5%), mentre in Germania non c’è stata variazione, quindi neanche la contrazione vista in Italia. In termini tendenziali l’Italia registra un +0,4%, la Germania (unica a far peggio) un +0,1%, mentre la Francia un +0,9% e gli Stati Uniti un +2,6%.