Coldiretti: “Il 2023 è l’anno più caldo di sempre”

Il 2023 è l’anno più caldo di sempre con +1,44 gradi solo nel primo bimestre: il report di Coldiretti sulla siccità che incombe sull’Italia.

Coldiretti: “Il 2023 è l’anno più caldo di sempre”

Il 2023 è l’anno più caldo di sempre, almeno stando all’incremento di 1,44 gradi registrato solo nel primo bimestre. A lanciare l’allarme è Coldiretti che ha diffuso i dati di un nuovo report incentrato sulla drammatica siccità che, con la fine del 2022, ha stretto l’Italia nella sua morsa, senza darle tregua.

Il 2023 è l’anno più caldo di sempre, +1,44 gradi solo nel primo bimestre: l’allarme di Coldiretti

Secondo il report di Coldiretti, l’inizio del nuovo anno in Italia è “il più caldo di sempre, con una temperatura di 1,44 gradi in più rispetto alla media nei primi due mesi”. Da mesi, l’associazione sta studiando la carenza idrica che si sta verificando nella Penisola ed è proprio in questo contesto che ha lanciato l’ennesimo allarme, diffondendo un’indagine basata sui dati raccolti ed elaborati dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

I dati riproposti da Coldiretti mostrano che, se nel 2022 la pioggia è diminuita del 30%, nel primo bimestre del 2023 le precipitazioni si sono già attestate sotto la media. Evidenziando il drammatico dato, Coldiretti ha spiegato: “A lasciare il Nord Italia a secco è un 2023 che si classifica fino ad ora come il più bollente di sempre, con una temperatura di 1,44 gradi superiore alla media storica ma l’anomalia riguarda l’intera Italia, dove la temperatura è stata comunque superiore di 0,76 gradi nei primi due mesi dell’anno”.

Invasi a secco, carenza di pioggia e neve e Po verso il prosciugamento

A fronte degli svariati annunci meteo che nel corso delle ultime settimane hanno segnalato il ritorno della pioggia in Italia, le precipitazioni – finora – non si sono mai rivelate davvero significative né capaci di invertire un trend che potrebbe severamente danneggiare il Paese.

“L’annunciato ritorno della pioggia è importante per dissetare i campi resi aridi dalla siccità e ripristinare le scorte idriche nei terreni, negli invasi, nei laghi, nei fiumi, ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino e appenninico”, ha precisato Coldiretti. Il problema, quindi, non riguarda solo le scarse piogge ma anche l’assenza di importanti nevicate da ricollegare alle temperature sopra la media stagionale.

A questo proposito, in particolare, l’associazione ha sottolineato che gli invasi sono a secco. “I grandi laghi che hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 19% del lago di Como al 36% del lago di Garda fino al 40% di quello Maggiore, mentre il livello idrometrico del fiume Po a Ponte della Becca è a -3,2 metri”, si legge nel report.

Tra le aree più gravate dalla siccità c’è, senza dubbio, la Pianura Padana dove si trovano oltre 300mila imprese che stanno già pagando le conseguenze della carenza idrica nella Penisola.

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