Comunque vada il referendum, sarà guerra totale tra Stato e Regioni. Zaia già avverte Lotti sui fondi del Cipe

La riforma della Costituzione vuole superare i conflitti tra Stato e Regioni. Ma il referendum potrebbe non bastare. A cominciare dal caso sollevato da Zaia

Dopo aver rifilato una sonora sberla al Governo, proponendo il ricorso che ha portato la Consulta a bocciare la riforma Madia della Pubblica amministrazione, Luca Zaia sembra averci preso gusto. Stavolta il Governatore del Veneto ha scritto una lettera dai toni piuttosto pesanti al sottosegretario alla presidenza del consiglio, il renzianissimo Luca Lotti. Ma qual è il nuovo oggetto del contendere? Il bersaglio, che spesso sfugge a una generale messa a fuoco, è il Cipe, acronimo che sta per Comitato interministeriale per la programmazione economica. Parliamo di un organo collegiale del Governo che svolge una non apparente ma strategica attività di finanziamento di una vasta gamma di progetti, dall’infrastrutture agli aiuti alle imprese.

Le posizioni – Insomma, per le sue riunioni passano miliardi di euro. Ora, il Cipe è sempre presieduto dal premier, accompagnato da tutta una serie di ministri. Ma qui conta soprattutto far notare che con il Governo Renzi il ruolo di segretario dell’organismo è stato assegnato al fedelissimo Luca Lotti. Il quale, quindi, da un punto di vista organizzativo-gestionale tiene i fili del Comitato.  Si dà però il caso che in esso sieda come membro permanente anche il presidente della Conferenza dei Governatori, ruolo oggi incarnato da Stefano Bonaccini (Emilia Romagna). Senza contare che la composizione del Cipe può essere integrata dai presidenti delle Regioni, delle Province autonome e dal sindaco di Roma Capitale. Insomma, i Governatori hanno un evidente interesse alle sedute e ai contenuti di volta in volta stabiliti. Ebbene, nella missiva Zaia contesta a Lotti il modus operandi, in particolare in riferimento ai tempi di convocazione non solo del Comitato, ma anche del cosiddetto “pre-Cipe”, la riunione prepatoria. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, a quanto pare, è stata la convocazione dell’incontro preliminare fissata per le ore 9.00 dello scorso 23 novembre e arrivata ai diretti interessati alle 19.00 della sera prima. Una “prossimità” cronologica che ha letteralmente fatto sbottare Zaia. Da qui l’affondo nei confronti di Lotti contenuto della lettera, il cui invio è stato confermato a La Notizia dalla segreteria dello stesso Governatore del Veneto.

Il contesto – L’episodio non fa altro che reintrodurre il tema dei contrasti tra Stato centrale e Regioni, quegli stessi contrasti che secondo i sostenitori della riforma Boschi dovrebbero appianarsi con la riforma del titolo V della Costituzione. Una delle principali modifiche alla Carta attuale, su cui si voterà il prossimo 4 dicembre, di fatto abolisce la legislazione concorrente che in questi anni tanta litigiosità ha creato tra Stato e Regioni, riportando a livello centrale temi come l’energia e le infrastrutture strategiche (“ricentralizzazione” particolarmente caldeggiata dalle multinazionali estere, energetiche in primis). Ma questa che sulla carta dovrebbe essere una semplificazione non garantisce a scatola chiusa che gli attriti tra i vari livelli di governo si trasformeranno in un lontano ricordo. Nel frattempo, in attesa dell’appuntamento del 4 dicembre, le parti in causa se le stanno dando di santa ragione. E in questo momento è Zaia a trovarsi nella posizione di chi cerca di cavalcare l’onda.