“Con le scuse a Uggetti Di Maio ha dato prova di onestà”. Parla il politologo Revelli: “Dal ministro segnale di maturità”

Marco Revelli, politologo e ordinario all’Università del Piemonte Orientale, parla delle scuse di Di Maio

“Con le scuse a Uggetti Di Maio ha dato prova di onestà”. Parla il politologo Revelli: “Dal ministro segnale di maturità”

L’ex capo politico dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, chiede scusa a Simone Uggetti, ex sindaco Pd di Lodi prima condannato e poi assolto in appello dall’accusa di turbativa d’asta. In una lettera a Il Foglio l’attuale numero uno della Farnesina riconosce che lui e il M5S (ma in ballo c’era anche la Lega) alimentarono “la gogna mediatica” per motivi elettorali, con modalità “grottesche e disdicevoli”. Ad appoggiare l’uscita del ministro è il leader in pectore Giuseppe Conte: “Riconoscere un errore come ha fatto Di Maio è una virtù”. “Sono contento delle scuse di Di Maio, spero che il suo ravvedimento sia sincero”, replica Uggetti che confessa di aspettarsi anche da parte del leader della Lega le scuse, “perché quando ci fu la campagna elettorale per il sindaco venne a Lodi e in una piazza mimò il gesto delle manette”.

“Con le scuse a Uggetti Di Maio ha dato prova di onestà”

Marco Revelli, politologo e ordinario all’Università del Piemonte Orientale, cosa ne pensa del gesto di Di Maio?
“Onore al merito. Un politico che chiede scusa per un errore grave, come è stato quello di aver partecipato a una gogna mediatica nei confronti di un innocente, mostra una coscienza morale superiore alla media. In genere i politici non chiedono scusa. L’ex sindaco di Lodi si aspetta che faccia altrettanto Salvini che finora non è stato così altrettanto onesto nel riconoscere i propri errori. Dovrebbe essere un messaggio per tutta la classe politica. Stigmatizzare la disonestà nella pubblica amministrazione è un dovere dei politici. Questo non significa che occorra tacere sui casi di disonestà politica ma significa che bisogna denunciarli quando si hanno sufficienti prove e siano documentate le accuse e non, invece, utilizzarle in campagna elettorale per mettere fuori gioco un avversario come in quel caso è avvenuto”.

Che segnale dà il ministro degli Esteri?
“Un segnale di maturità, un dar seguito alle parole d’ordine del M5S, prima fra tutte ‘onestà’. E’ una forma di onestà non accusare le persone senza sufficienti prove. E’ una forma di onestà riconoscere i propri errori. E’ una forma di onestà non risparmiare le critiche quando i reati sono stati dimostrati sufficientemente. Un segnale dunque di onestà e maturità come quando gli adolescenti crescono e imparano i comportamenti adeguati per vivere in società”.

Il M5S è diventato adulto, dunque?
“I Cinque Stelle sono in un momento difficile. Il rischio è che buttino insieme all’acqua sporca anche il bambino. Insieme alle intemperanze e alle forme sbagliate di estremizzazione nella costruzione di vere e proprie gogne – che occorre abbandonare – c’è il rischio che perdano anche il gusto della denuncia fondata. Che smarriscano per strada un patrimonio positivo, virtuoso, ovvero quello delle battaglie civili fatte contro gli abusi, contro le devastazioni del territorio, contro il dilagare di forme di avidità che urtavano contro i diritti delle popolazioni. Penso al problema delle trivelle, al problema del Tav in Val di Susa. Che erano bandiere sacrosante e che non si sono più tanto viste nelle ultime esternazioni di governo del Movimento. Il decreto Semplificazioni gronda di concessioni scandalose. Per fortuna gli appalti al massimo ribasso sono stati accantonati. Però sulla facoltà del subappalto che apre la porta alle mafie era corretto mettersi di traverso. Penso anche agli accenni alla possibilità di rimettere in gioco orrori come il Ponte sullo stretto di Messina o al permesso alle trivellazioni nell’Adriatico”.

Il M5S è in difficoltà in questo governo?
“In teoria ne hanno la golden share ma il baricentro delle politiche di questo governo mi sembra fortemente spostato sul centrodestra”.